Sulle Filippine – Balikbayan

“Il tempo è la distanza più lunga tra due luoghi.”
(Tennessee Williams) 



Stefano Romano: Filipino mother and daughter. Cervara in Rome, 2019
Madre e figlia filippine. 
Cervara di Roma, 2019  


Una delle parole chiave per la cultura filippina è “balikbayan”, di difficile traduzione, che è colui che ritorna, composta dalle parole balik (ritornare) e bayan (il luogo natale, il proprio paese). Bayan è anche radice per bayani, il lavoratore migrante divenuto nel famoso discorso alla nazione della presidentessa C. Aquino, l’eroe nazionale. Non a caso nel 1999 fu istituito nelle Filippine il Migrant Workers Day, celebrato il 6 maggio.

Il balikbayan è sia colui dunque che torna definitivamente nel proprio paese dopo una lunga assenza per lavoro, o solamente per le vacanze, portando con sé la fama, l'onore e l'onere di essere il o la parente ricca. Un momento, dunque, altamente simbolico e carico di emozioni per entrambe la parti: chi torna e chi aspetta questo momento da anni, come racconta anche in modo comico lo scrittore filippino Yuson Alfred in “Un Natale da balikbayan”, nella raccolta di racconti contemporanei filippini intitolata proprio “Balikbayan”, dove il protagonista torna al proprio paese per Natale dopo sette anni come croupier a Las Vegas, con una grossa somma di denaro vinta alle slot machine. E dopo varie disavventure, tifoni, rapinato dei soldi, aver perso alcune dita durante i fuochi d'artificio di capodanno, tornando al suo lavoro conclude dicendo – dopo avere imbastito una versione diversa di come sono andati i fatti al suo datore di lavoro: “Tanto se gli avessi raccontato le mie vere esperienze a casa non avrebbe capito niente, perché lui non ha idea di cosa vuol dire trascorrere un autentico Natale filippino da balikbayan.”

 

Ma al lato comico, spesso fa da contrappeso l'aspetto più malinconico e, a volte terribilmente doloroso, di queste lunghe assenze, che vale per ogni migrante non solo filippino: lasciare i figli e ritrovarli dopo lunghissimi anni spesso comporta la totale estraneità, e il vuoto affettivo viene colmato solamente dai regali e dai soldi. In molti casi il ritorno del parente balikbayan non ha più nulla di affettivo, perché gli anni hanno cancellato ogni tipo di sentimento, ma è meramente una questione economica. Perciò so di molti amici e amiche filippine che, quando tornano nel proprio paese, non lo dicono in giro e spesso vanno da tutta altra parte, per non essere usati come miniere d'oro senza nessun vero affetto.

 

Nel 2015 la scrittrice filippina Mia Alvar raccolse moltissimi riconoscimenti e premi con la sua collezione di racconti “In the Country” (“Famiglie Ombra”), in cui esplorava le solitudini e le problematiche delle lavoratrici filippine all'estero, le OFW – Overseas Filipino Workers: Bahrain, Arabia Saudita, New York, luoghi in cui vanno in scena drammi e solitudini di chi ha sacrificato la propria felicità alla necessità.

Ma anche di ritorni in patria, come nel primo racconto, dove un farmacista ormai newyorkese torna nella sua città natale per assistere il padre malato con medicine di contrabbando. Un padre che non ha visto da molti anni e che odiava profondamente, per come usava in modo squallido sua madre per il suo piacere, e che alla fine è arrivato quasi ad assomigliare a lui.

 

Una storia come tante. Come le molte che ho ascoltato in tutti questi anni.

A volte difficili da accettare, ma ho imparato con il tempo che bisogna sempre sospendere il giudizio morale quando si ascoltano le esperienze di vita degli altri, perché nessuno ha il diritto di giudicare le scelte altrui.

L'arte di ascoltare senza giudicare è una delle cose più difficili che ho appreso nella mia vita e nel mio lavoro.

 

Parlo di questo argomento perché conosco molte donne filippine che lavorano e vivono lontano dalle loro famiglie.

E so quanto sia dura in questo periodo specialmente, durante le feste di Natale, essere lontani dai propri cari, dai figli.

Perciò questo è un pensiero che va ad ognuna di loro.

 

Affinché possano sentirsi meno sole.

 


Stefano Romano: Little Filipino dancer. ROME, 2009
Piccola danzatrice filippina. 
ROMA, 2009


 


“Balikbayan – Racconti filippini contemporanei” a cura di Ubaldo Stecconi (Ossigeno, 1999) 
Mia Alvar: “Famiglie ombra” (Racconti, 2017)



Comments

  1. Dolori e sconfitte, gioie e vittorie, il tutto a passo di danza con l'inconsapevolezza della piccola danzatrice vestita di bianco. E' la vita di un balikbayan...

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