“Le Fotografie Che Amo" 1– Araki

“Voglio legare il reale, perché non posso legare nient'altro.
Né il cuore di Yoko, la donna che amo, né quello di nessun altro.
Non si possono legare le anime. Sono intoccabili.
E proprio perché le anime sono intoccabili, voglio legare il visibile.
Prenderne possesso, per me e basta.”
(Araki)


Araki, 1990


Il primo fotografo di cui voglio parlare è Nobuyoshi Araki. Nato a Minowa, un quartiere operaio di Tokyo, nel 1940. Araki è difficile da approcciare ed è facile cadere in molti stereotipi sul suo lavoro.

Di solito i suoi libri sono collocati negli scaffali in basso delle librerie, dove ci sono i libri erotici, e il suo nome è spesso associato al bondage, l'arte di legare con corde i corpi delle donne come pratica erotica, che però lui preferisce chiamare con il nome originale Kinkabu (fare dei nodi con le corde).

È un personaggio bizzarro, anche nella fisionomia, con i capelli a punta e gli occhialetti rotondi.


Nobuyoshi Araki


Di lui ho anche scritto in un capitolo nel mio libro “Sweet Light”, e quando posso mostro le sue fotografie durante i miei workshop, anche se metto sempre in guardia nel caso poi si volessero andare a vedere le altre sue fotografie, specialmente quando ero in Malesia e Indonesia. So che potrebbero risultare oscene e disturbanti.

In realtà la sua produzione è prolifica e variegata.

Ha fotografato fiori, cieli nuvolosi, la vita di Tokyo con i suoi abitanti che vanno mesti al lavoro la mattina in metropolitana ed euforici nei locali notturni, e poi tanti bambini.

In Malesia ho avuto la fortuna di comprare un suo libro in giapponese “Balcony of Love”, con foto fatte tutte sul balcone di casa sua.

I suoi cieli in bianco e nero hanno una malinconia così dolce che contrasta completamente con i colori vibranti delle orchidee e dei volti della donne che ritrae.


A12 anni inizia a scattare con la macchina fotografica regalatale dal padre. A 23 anni lavora per un'agenzia fotografica. Da quel momento esporrà in tutto il mondo e pubblicherà oltre 200 libri.

A vederlo negli autoritratti è sempre buffo, come un folletto perverso, ma nelle interviste è serio e romantico.

Gli viene continuamente chiesto riguardo alle foto di bondage e perché sia così affascinato dal legare le donne e fotografarle.

La sua risposta è spiazzante e bellissima:

“Se fotografo da tanto tempo ragazze legate, non è perché posso legarle corporalmente, ma perché non posso legarle mentalmente. Quello che voglio fotografare, è la reazione di qualcuno quando gli viene lanciato uno sguardo, quando è toccato o quando gli si rivolge la parola. 

Si può fotografare tutto, ma non si può dominare il cuore di nessuno.”


Yoko Aoki


Uno dei soggetti ricorrenti e centrale di molti suoi scatti è la moglie Yoko Aoki, che sposa nel 1971.

Del loro amore ne farà un lungo racconto pubblico, in uno dei libri più intensi, per me, che siano in circolazione: “Sentimental Journey”.

Nonostante Araki compaia insieme a molte altre donne, anche in atti sessuali, il suo amore per Yoko è totale e ricambiato.

La fotografa continuamente, in ogni attimo della loro vita insieme, con il loro gatto Chiro.

Un amore così grande che verrà spezzato dalla malattia e dalla morte della moglie nel 1990.


La fotografia che ho scelto è una delle ultime scattate a Yoko.

Lui le stringe la mano in punto di morte, sul letto d'ospedale. Le immagini seguenti saranno quelle del suo funerale, con il volto di Yoko tra i fiori nella bara, prima che venga chiusa e sepolta.

Il libro si chiude con il loro gatto che guarda oltre il vetro della finestra, come se attendesse il ritorno di lei.

Che non tornerà mai.




Chiro


Quando mi chiedono perché proprio Araki? Perché sono profondamente affascinato dal suo lavoro?

La risposta per me è semplice.

Nessuno come lui è riuscito a rendere, in fotografia, l'ampio spettro delle emozioni umane, e i lati della nostra anima.

Nonostante molti lo riducano all'ambito della pornografia, nelle sue interviste lui ripete continuamente la parola “amore”.

E l'amore, come le nostre esistenze, non ha un'unica tinta, una sola sfumatura.

In ognuno di noi c'è il senso della bellezza, la rabbia, lussuria, malinconia, voracità, follia, tristezza, passione...

Araki non si è mai tirato indietro dal rappresentare ognuno di questi aspetti.

Il suo “sentimental journey” non è solo il viaggio nell’amore per la moglie, ma nei sentimenti di ognuno di noi.

Ecco perché è arrivato al punto di fotografare perfino la moglie nella bara, rendendo pubblico quello che è il sentimento di dolore più privato che ogni essere umano possa provare: la morte della persona amata.


La prima volta che vidi la foto delle mani unite nel letto dell'ospedale fui come ipnotizzato, non riuscivo a distogliere lo sguardo.

Questa immagine mi accompagnerà per sempre. È epicamente coraggiosa e tremendamente dolce.

E la sua potenza proviene anche – e soprattutto – dalla sua contestualizzazione alle altre sue fotografie, quelle più oscene ed erotiche, quelle che fanno voltare lo sguardo a molte persone, con disgusto.


È la dolcezza che emerge dall'osceno.

Sono i due poli dell'esistenza.

Eros e Thanatos direbbero gli antichi greci e Freud. Amore e Morte.

Araki, con i suoi assurdi capelli a punta e il sorriso beffardo, ci ricorda che noi possiamo anche distogliere lo sguardo, ma alla fine le nostre esistenze oscillano sempre tra questi due poli. Con tutto quello che ci sta in mezzo.


Erotos

Ma non tutti hanno il coraggio di ammetterlo, e mostrarlo.

Lui lo ha sempre fatto, con sincerità.

L'amore è difficile da definire. Quando ami una donna, lei sopravvive nelle foto e nella tua memoria. E anche i sentimenti sopravvivono. Ad esempio, io ho amato mia moglie, e di questo rimangono tracce nei miei sentimenti e nel mio corpo, tracce che sopravvivono nelle foto.  

Questo è ciò che significa dire che hai amato qualcuno.” 

(Araki)






Araki: “Sentimental Journey/Winter Journey” (Shinchosha, 1991)
Araki: “Sentimental May” (Heibonsha, 1997)
Araki: “Ai No Balcony” (Cite Publishing Ltd, 2014)
“Araki x Moriyama” (Cite Publishing Ltd, 2014)
“Araki” (Taschen, 2007)
“Araki” (FotoNote \ Contrasto, 2008)
“Effetto Araki” di Filippo Maggia (Skira, 2019)




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