Giacarta, Unità nella Contraddizione: “My Indonesia” Photo Series (10)

Petamburan. GIACARTA – 29 Luglio 2014 


È stata dura pensare come terminare la serie di fotografie sull'Indonesia.

Noi siamo andati in giro per Giava, da Yogyakarta fino a Madura, con storie buffe e tragiche.

Di kampung in altre provincie ne ho visitati molti, e di storie ce ne sarebbero altre da raccontare.

Però l'ultima immagine volevo che parlasse di Giacarta, la mia città d'adozione.

Giacarta è di sicuro la città di cui ho più fotografie e storie, ed è impossibile poter scegliere un'area che possa rappresentarla: tutti sanno, in Indonesia, che i miei luoghi preferiti, che mi stanno a cuore, sono Plumpang, Tanah Abang, Luar Batang, Pondok Pinang.

Magari ci saranno altre occasioni più avanti.

Io voglio concludere con una fotografia che è diventata, per un certo verso, iconica, e che – non a caso – è nelle due pagine centrali del mio libro “Kampungku Indonesia”.

Qualche anno fa mi è stata mostrata anche una foto apparsa su un sito d'informazione a Giacarta che imitava in modo fastidioso quella mia fotografia, mi ricordo che mi arrabbiai tantissimo.

Questa mia fotografia fu scattata a Petamburan, nel lontano 2014.

 

Petamburan non è un kampung, ma è considerato un urban slum. Su questo argomento ne ho già scritto e parlato moltissimo, e si sa come la penso. Per me il kampung (“villaggio”) prima di essere un luogo fisico, costituito da edifici, è uno stato mentale, un'attitudine, che è trasferibile nelle grandi città come nei villaggi sperduti nelle provincie di tutta l'Indonesia.

E, in queste aree suburbane, la stragrande maggioranza delle persone che ci vive arriva da molto lontano, sono migranti nella stessa nazione. Giacarta accoglie milioni di indonesiani che lasciano la propria casa, i propri kampung, per venire a cercare fortuna nella capitale: 30 milioni di abitanti, di cui 11.000 sono senzatetto (nel 2016). E Giacarta sta letteralmente sprofondando, in trenta anni, dicono le previsioni, sarà completamente ricoperta dall'acqua, peggio di Venezia, troppe persone ne calpestano il suolo.

Hanno fatto leggi per regolamentare l'esplosione di questi grandi slum, molti sono già stati rasi al suolo.

Sovente sono situati ai bordi dei fiumi e le alluvioni li tormentano e distruggono le abitazioni. Per questa ragione kampung storici come Kampung Duri o Kampung Pulo non esistono più.

Il problema è che i milioni di persone che ci abitano non possono certo andare a vivere nei lussuosi appartamenti del centro o nei condomini dai costi d'affitto sopra il tenore delle loro vite. Quindi si muovono, migrano nella stessa città: ci sono interi quartieri sotto i ponti delle strade, alcuni anche sotto il livello delle strade, peggio dei topi, come a Teluk Gong o a Kolong Tol Jelembar.

 

Entrando nello slum sotto il livello del suolo. Kolong Tol Jelembar. GIACARTA – 11 Luglio 2016


Altri danno vita a nuovi slum, come cellule di tumore che non ne vuole sapere di essere asportato.

Illuminante è stato per me un saggio scritto nel 2007 da Gumilar Somantri, “Migration Within Cities”, la cui analisi del fenomeno Giacarta rispecchia completamente il mio punto di vista. Scrive:

“Vorremmo proporre la visione di Giacarta come un gigantesco kampung urbano. […] Di conseguenza, un processo di demolizione sistematica dei kampung è in corso da molti anni a Giacarta, in particolare nella parte centrale della città. La modernizzazione di Giacarta ha portato a un processo di acquisizione delle terre da parte di società private e statali. Di conseguenza, molti abitanti del kampung, che costituiscono la maggior parte della forza lavoro urbana, hanno dovuto trasferirsi in altre aree del centro, ancora più non sviluppate, o ai margini della città (migrazione involontaria). ”

Quella che lui chiama intra-city migration.

E la cosa beffarda è che per costruire gli splendidi grattacieli e i centri commerciali occorrono lavoratori che non si fermano per 24ore. Dove vivono loro con le famiglie?

Ovviamente vicino alle aree da edificare, e quindi si crea un nuovo urban slum. Ombre oscure di palazzi scintillanti.

 

Io credo che questa contraddizione non si risolverà mai. Chi visita Giacarta la prima volta non può non notarlo: può essere uno shock.

Dal mio punto di vista è l'aspetto più affascinante di questa città, che me la fa amare profondamente. Perché ancora una volta ci insegna che non si può vivere solamente di luce e oro, ma l'esistenza è sempre anche ombra e fango. Sono indissolubili.

Io sono completante vicino con il cuore e l'anima a queste persone: se non ci fossero loro Giacarta non esisterebbe; non ci sarebbero centri commerciali e grattacieli da mostrare ai turisti.

Di certo loro meritano un trattamento migliore.

Non sono la polvere da nascondere sotto il tappeto quando arrivano gli ospiti buoni.

Io sono sempre stato convinto che la giusta soluzione è rendere migliore la vita in questi slum, dotarli di fognature, stanze più ampie, ospedali interni, e non raderli al suolo e obbligare i loro abitanti a vagare come reietti in cerca di altri buchi da abitare.

Ma io non sono un politico.

Sono un fotografo.

Il mio ruolo è quello di vedere, pensare con la mia testa e far vedere.

 

Petamburan. GIACARTA – 29 Luglio 2014


Fu la mia prima volta a Petamburan. Ricordo che camminavo per la strada principale, quella che costeggia il fiume Cideng, quando vidi questi due bambini in cima ad una scaletta in legno, tra cumuli di spazzatura, guardare oltre il muro.

Scattai quella fotografia senza che loro se ne accorgessero, poi andai a vedere che cosa catturava il loro interesse.

Salii sulla scala e vidi altri bambini che giocavano, senza curarsi della spazzatura. Alcuni di loro, al nostro fianco, si esercitavano con i piccioni ammaestrati, uno dei passatempi preferiti in Indonesia: li liberavano in volo nel cielo e poi con un fischio li richiamavano a sé.

Ad uno di questi bambini il piccione non tornò indietro, ricordo, ed era molto arrabbiato, mi disse, perché lo aveva pagato. Presso una casetta in legno per gli uccelli c'era affisso il logo dell'Indonesia “Bhinneka Tunggal Ika”, Uniti nella Diversità.

Mi sembro molto ironico e beffardo, proprio in quel luogo, tra i cumuli di spazzatura e le case stracolme di persone del kampung. Infatti, quando ci tornai quattro anni dopo non c'era più. Questa è una delle ultime fotografie in cui è ancora presente.

 

Petamburan. GIACARTA – 29 Luglio 2014


Dicevo di come negli anni questa foto sia diventata iconica e commentata durante i miei workshop e i talk che ho fatto nelle università, negli anni successivi.

Mi sembra una perfetta metafora per comprendere Giacarta, nelle sue contraddizioni ed ironie.

È struggente e fa arrabbiare come questi bambini guardino ai grattacieli dall'altra parte del fiume, tra la spazzatura. Il significato è molto semplice: nella vita tutto dipende da che parte del fiume nasci. Non è una colpa ma un destino.

Cose è Giacarta, non prendiamoci in giro.

Ho provato ad organizzare, grazie ai miei amici e al responsabile del quartiere, una gara di disegno a premi per quei bambini, con dei regali per loro, per fargli trascorrere una mattina in allegria. Dovevano essere una cinquantina ne arrivarono quasi cento.

Ma ciò che conservo di quel giorno, più delle risate e dei disegni dei bambini, è lo sguardo malinconico delle madri, come se sapessero che quello fu solo un momento, un lampo di gioia perso nel continuo di giorni difficili, tutti uguali.

 

Spesso a voler fare del bene si amplificano le tristezze delle persone.

 




Gara di disegno per bambini. PetamburanGIACARTA – 24 Agosto 2014


Nel 2018 un canale televisione, NET TV, ma contattò per intervistarmi e ricreare quella fotografia, per il loro programma “NET 16”.

Il luogo era leggermente cambiato e ci misi un po' a ritrovare lo stesso posto. Le capanne dall'altra parte del fiume erano già state abbattute.

La spazzatura invece era ancora come prima.

 



NET TV realizza un programma sulla mia foto. Petamburan. GIACARTA – 6 Gennaio 2018


Si dice che anche Petamburan verrà ricollocato, raso al suolo e magari al suo posto s'innalzerà un centro commerciale o degli appartamenti.

Ma anche se cambi il contenitore esterno, il contenuto rimane sempre lo stesso.

E comunque tutta quella gente, quei bambini, dovranno cercarsi un altro luogo dove vivere.

E sarà sempre, senza dubbio, sulla riva sbagliata de fiume.

 

Dedicato a Giacarta, ai suoi figli, e a tutti i piccioni che non tornano nelle loro gabbie.

 

NET TV con gli abitanti e i bambini dello slum.  PetamburanJAKARTA – 6 Gennaio 2018

“Ho fatto un altro brutto sogno oggi
un uccellino stava aspettando sua madre
nel suo nido frusciante
è stato mangiato da una mucca.”

(Wiji Thukul)


Petamburan. GIACARTA – 24 Agosto 2014


Gumilar R. Somantri: “Migration Within Cities – A Study of Socio-economic Processes, Intra-city Migration, and Grass-roots Politics in Jakarta” (Lembaga Penerbit Fakultas Ekonomi UI, 2007)

Wiji Thukul: “The Grassroot Songs – Poems” (Kompas Gramedia, 2015) 

Yayasan Kebun Anggur Spreads The Light in The Dark Side of Indonesia


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