Nella Città dei Morti


Veronica


“Cammina veloce sull'onda dell'Ovest,
Spirito della Notte!
Esci dall'antro brumoso dell'Est
dove per tutto il lungo e solitario giorno
ordisti sogni di gioia e di paura
che ti fanno terribile e cara, -
veloce sia il tuo volo!”

(Percy Bysshe Shelley)

Da ascoltare mentre si legge 

Dalla terra si ergono le pietre della città dei morti, la necropoli in cui riposano le genti Etruria, popolo primo di questa regione.

In ogni pietra vi sono cavità che osservano e bisbigliano nella notte.

Tutto intorno sentieri e vegetazione dove nessuno ha il coraggio di avventurarsi al calare della luce.

 

City of the Dead
La Città dei Mo 


Si dice che proprio da quella terra emergano le tre presenze femminili che dominano quei luoghi.

Giloya, la Regina Nera, di bianco coperta, che non tace mai il suo canto di lontananza, ferita da un freddo che la tormenta.

 

Giloya
Giloya

Veronica, amazzone imprigionata in un tempo che non è il suo, costretta a non morire mai, capace di comunicare con gli animali, il suo cavallo potente e l'inseparabile barbagianni.

 


Veronica
Veronica
Veronica


Quel Tyto Alba che è abitante da secoli della città dei morti, e loro portavoce; per questo, da sempre temuto e cacciato, come un bianco fantasma notturno, “gufo del demonio”, incarnazione delle streghe.

 



E, per ultima, Amelia, giovane principessa dei regni freddi e dagli occhi di lago, tormentata dagli spiriti che la inseguono e vorrebbero riportarla nelle terre delle nevi da dove proviene.

 

Amelia
Amelia


Nessun occhio umano è mai riuscito a vederle in quei luoghi, ma è leggenda il loro canto e pianto nella notte.

C'è chi giura di avere visto brandelli del mantello di Amelia tra gli arbusti, o il barbagianni di Veronica immobile tra i rami nella notte, così come la voce profonda di Giloya risuonare tra i cunicoli e le caverne della città dei morti.

 



Si dice che quando loro compaiono nella notte, stormi di uccelli si liberino nel cielo.

 

 

Gli anziani della città raccontano che sono sempre esistite, e la loro storia si tramanda da generazioni.

Pare che alcuni arditi abbiano chiesto loro intercessione ai defunti, e poggiando l'orecchio sui fori delle pietre sia giunta la voce degli antenati.

Era sufficiente seguire il volo del barbagianni e ascoltare le pietre sui cui il messaggero della notte agitava le ali.

 


Nessuno sa se troveranno mai la pace.

O, per i secoli, come fu nell'antichità, rimarranno a protezione di questi sacri luoghi. Ognuna con le sue ossessioni e ferite.

Chi, con il canto, provando ad avvicinare una terra calda e lontana.

 

 

Chi, costretta a vagare in un tempo che non le appartiene, in una solitudine spezzata solo dal calore dei suoi amati animali.

 

 

Chi, correndo senza requie, fugge dagli spiriti di terre innevate e alle loro lusinghe.

 

 

Medio Evo dell'anima, “media aetas” o “media tempestas”, terra di mezzo tra le anime dei vivi e dei morti, confinati nelle pietre.

Così le tre donne vagano, unico conforto una dell'altra.



Ponte tra due dimensioni di esistenza, ricordandoci che la sacralità di certi simboli va rispettata, siano essi di pietra, di piume o corpo di donna.



“Vivo tutto il giorno

Nella fede e nella forza
E nel fuoco sacro
Muoio ogni notte.”

(Novalis, “Inni alla notte”)

Sutri, senza tempo...

 

Tutto ciò che ho scritto è solo un gioco di fantasia, incantato dalla bellezza di questo luogo magico, seguendo le suggestioni della luce calante e fredda, come in un poema gotico, e dai costumi delle mie amiche

Che non sono assolutamente streghe.

Ma, come già avete conosciuto, Giloya è una mia cara e talentuosa amica cantante dell'Angola.

Veronica e una ragazza appassionata di cavalli e rapaci, innamorata del periodo medioevale, che omaggia con rievocazioni storiche.

Amelia è una giovanissima ragazza arrivata da soli due mesi in Italia, dalla città polacca di Kudowa-Zdrój, del distretto di Kłodzko nel voivodato della Bassa Slesia. Innamorata dei cavalli da quando aveva solo sei anni, ne ha fatto la sua professione.

Un grazie speciale va alle mie due modelle: 

la splendida cavalla maremmana Valanga, e il barbagianni Mirtilla (grazie per la vostra pazienza).


 

Le fotografie sono state scattate nell'incantevole città di Sutri, nel viterbese, il 27 Novembre del 2020

 

Da Wikipedia:
Gli Etruschi (in etrusco: Ràsenna, 𐌀𐌍𐌍𐌄𐌔𐌀𐌓, o Rasna, 𐌀𐌍𐌔𐌀𐌓) furono un popolo dell'Italia antica vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. in un'area denominata Etruria, corrispondente all'incirca alla Toscana, all'Umbria occidentale e al Lazio settentrionale e centrale, con propaggini anche a nord nella zona padana, nelle attuali Emilia-Romagna, Lombardia sud-orientale e Veneto meridionale, all'isola della Corsica, e a sud, in alcune aree della Campania. La fase più antica della civiltà etrusca è la cultura villanoviana, attestata a partire dal IX secolo a.C., che deriva, a sua volta, dalla cultura protovillanoviana (XII-X secolo a.C.). La civiltà etrusca ebbe una profonda influenza sulla civiltà romana, fondendosi successivamente con essa al termine del I secolo a.C. Questo lungo processo di assimilazione culturale ebbe inizio con la data tradizionale della conquista della città etrusca di Veio da parte dei Romani nel 396 a.C. e terminò nel 27 a.C., primo anno del principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di Augusto.
Nella loro lingua chiamavano sé stessi Rasenna o Rasna, che si ritiene essere un nome derivato da un eponimo. In greco Tyrsenoi (ionico e attico antico: Τυρσηνοί, Türsenòi, in dorico: Τυρσανοί, Türsanòi, abitanti della Τυρσηνίη, Türsenìe, entrambi col significato di “Tirreni”), mentre in latino Tusci o Etrusci da cui “Etruschi” ed “Etruria”.

Necropoli (Greco: nekros – morte \ polis – città)
Come è normale tra le civiltà antiche, anche tra gli Etruschi rivestivano una peculiare importanza le pratiche che avevano come destinatari i defunti. Nei primi tempi erano legate alla concezione della continuazione dopo la morte di una speciale attività vitale del defunto. A tale concezione s'accompagnava l'idea che quell'attività avesse luogo nella tomba e fosse in qualche modo congiunta alle spoglie mortali. In seguito, per effetto delle suggestioni provenienti dal mondo greco, alla primitiva fede nella sopravvivenza del morto nella tomba, si sostituì l'idea di uno speciale regno dei morti immaginato sul modello dell'Averno greco.
Dato che gli Etruschi pensavano a una vita oltre la morte del defunto, la tomba era concepita come una nuova casa, dotata di un corredo di abiti, di ornamenti, di oggetti d'uso quotidiano, e, insieme, di una scorta di cibi e bevande di cui egli si sarebbe servito. Il resto era un arricchimento e poteva variare a seconda del rango sociale del defunto e delle possibilità economiche degli eredi, e anche in relazione alle usanze e alle mode dei luoghi e dei tempi. Si poteva così modellare la tomba nell'aspetto sia pure parziale o soltanto allusivo della casa, e dotarla di suppellettili, arredi, e magari affrescarla sulle pareti con scene della vita quotidiana o dei suoi momenti più significativi.
A differenza dei Romani, che esibivano le loro tombe ai margini delle vie consolari, gli Etruschi, costruivano i loro edifici funebri sotto terra o, se in superficie, li celavano alla vista ricoprendoli di tumuli di terra. Le tombe generalmente erano poste in aree, necropoli, al di fuori delle cinte murarie delle città. La tomba etrusca da inumazione, tendeva a riprodurre l'abitazione del defunto fin nei minimi particolari, compreso l'arredamento interno, mentre le più antiche urne cinerarie, erano spesso costruite in forma di capanna, con pali in legno e tetto di paglia volto a ricreare uno stretto rapporto con la dimora del morto.

Il Medioevo (o Medio Evo) è una delle quattro età storiche (antica, medievale, moderna e contemporanea) in cui viene convenzionalmente suddivisa la storia dell'Europa nella storiografia moderna.
Il Medioevo è costituito da un periodo di circa mille anni. Alcuni storici indicano come suo avvio la morte dell'imperatore romano Teodosio (395), l'ultimo a governare l'impero unito; altri indicano invece la caduta dell'Impero romano d'Occidente (476) Tradizionalmente, il Medioevo si conclude con la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo (1492), evento che sancisce l’inizio dell'Età moderna. Il Medioevo è poi solitamente suddiviso in Alto e Basso Medioevo (nei paesi di cultura anglosassone si usa spesso distinguere anche un pieno Medioevo, concetto solitamente non utilizzato in Italia).
Il concetto di Medioevo compare per la prima volta nel XV secolo, con i termini latini media aetas o media tempestas, con il significato di “età di mezzo”, in ciò riflettendo l'opinione dei contemporanei, per cui tale periodo avrebbe rappresentato una deviazione dalla cultura classica, in opposizione al successivo Umanesimo e Rinascimento.

Sutri è un comune italiano di 6.644 abitanti della provincia di Viterbo nel Lazio. Dista circa 30 km dal capoluogo e circa 34 km dal grande raccordo anulare di Roma. Dal 24 ottobre 2019 entra a far parte dell'associazione I borghi più belli d'Italia.
Sutri sorge su un imponente rilievo di tufo che domina la via Cassia. Le sue origini sono molto antiche e presenta evidenti testimonianze del suo passato: un anfiteatro romano completamente scavato nel tufo, una necropoli etrusca formata da decine di tombe scavate anch'esse nel tufo, mura etrusche incorporate da quelle medioevali, un mitreo poi tramutato in chiesa (intitolata alla Madonna del Parto), il Duomo di origine romanica.
La storia di Sutri (anticamente Sutrium) è testimoniata dai numerosi ritrovamenti archeologici nella zona appartenenti a diverse epoche. Le sue origini sono molto antiche, probabilmente risalenti all'età del bronzo. La sua fondazione è, secondo la leggenda, da attribuirsi ad un antico popolo di navigatori orientali, i Pelasgi. Altre leggende parlano della fondazione da parte di Saturno, che appare a cavallo con tre spighe di grano in mano nello stemma ufficiale del comune.
Ebbe un forte sviluppo nel periodo di dominazione etrusca, come centro agricolo e commerciale. Come passaggio obbligato per l'Etruria, fu conquistata definitivamente nel 383 a.C. dai Romani, dopo la caduta di Veio. Successivamente sostenne il passaggio di diverse orde barbariche in viaggio per la via Cassia alla volta di Roma, fungendo da baluardo del consolato e dell'impero. 

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