“Più che un mestiere per me la fotografia è sempre stata una passione, una passione vicina all'ossessione.”
(Marc Riboud)
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(Marc Riboud)
Francia, 2006 |
La quarta foto scelta è di Marc Riboud.
Il fotografo francese nato nel 1923 a Lione.
Marc Riboud |
Iniziò a scattare fin da giovane con una Pocket Kodak regalategli dal padre.
Partecipò alla guerra in Francia, quando aveva 17 anni.
A Parigi conosce Cartier-Bresson e Robert Capa, i fondatori dell'agenzia Magnum, di cui entra a far parte un anno dopo, negli anni '50.
Dopo aver pubblicato le sue fotografie su LIFE inizia anni di viaggi e reportage che lo porteranno in Jugoslavia, Afghanistan, Pakistan, e in India, do ve si ferma per un anno, fino ad arrivare in Cina, e poi in Giappone, bel 1958.
Riboud si trova sempre nel luogo giusto nel momento giusto: dalle lotte di liberazione in Africa, a Soweto, negli anni '60, all'indipendenza dell'Algeria nel 1962, a Nuova Delhi nel 1964 durante i funerali del primo ministro indiano Jawaharlal Nehru, sino nella Cina della Rivoluzione Culturale di Mao Zedong.
Teheran, 1979 |
“Giovane bonzo a Angkor”. Cambogia, 1992 |
Ma l'immagine che lo rese celebre in tutto il mondo fu scattata nel 1967, a Washington, durante una manifestazione pacifista davanti il Pentagono, contro la guerra in Vietnam.
Fu in quell'occasione che fotografò la diciassettenne Jan Rose Kasmir porgere un fiore ai soldati, foto intitolata “Jeune fille à la fleur” (la ragazza con il fiore), che lui stesso descrive come:
“Il simbolo della gioventù americana: un fiore contro le baionette.”
“La ragazza con il fiore”. Washington, 1967 |
Tra i suoi ultimi lavori ci fu la testimonianza della vittoria come presidente di Barack Obama, nel 2008.
Fu uno dei principali esponenti della Magnum, di cui fu vicepresidente in Europa per 14 anni, e poi presidente nel 1975. Ma poi l'abbandonò, perché secondo lui aveva preso una strada verso la ricerca della fama che non condivideva.
Girava sempre con due Leica M6, una caricata con rullino in bianco e nero per i suoi scatti e una a colori, per le riviste.
Marc Riboud è morto a Parigi nel 2016.
La “Ragazza con il fiore” è innegabilmente una foto splendida e piena di significato, ma la sua foto che amo di più è una misconosciuta, scattata in Francia nel 2006.
Sono due rami di due piante che si incontrano, allacciati sospesi in aria.
Ci sono immagini descrittive ed altre poetiche, e come la poesia anche le foto possono essere evocative, suggestive, capaci di “suggerire” più che “dire”.
È stata una delle prime foto che ho incontrato, quando sfogliavo i libri di fotografia, all'inizio, per provare a conoscere autori e stili.
Non so perché, ma fin dal primo sguardo ne rimasi affascinato, e tuttora la porto con me nel cuore e negli occhi.
Non nascondo che, quando scattai le mie due piante innamorate, in Malesia, avevo perfettamente davanti a me la foto di Riboud.
"Gli innamorati". MALESIA– 22 Giugno 2019 |
Del resto, la fotografia, come ogni ambito dell'arte, si nutre di suggestioni, ispirazioni, citazioni e interpretazioni.
Tutto si mescola dentro di noi, poi spetta alla nostra abilità farne un proprio stile e non una mera imitazione.
Io non sento di averlo imitato, ma di aver irrorato nelle mie piante l'acqua della sua poesia.
Poi ognuno ci vede quello che vuole nella sua fotografia; penso che potrei stilare un lungo elenco di metafore che mi vengono in mente, guardandola.
So, per certo, che fin dalla prima volta non ci vidi mai semplicemente due rami che si uniscono, ma altro.
È proprio questa possibilità di far “vedere altro” da ciò che semplicemente mostra, una delle magie delle grandi fotografie.
Non tutti riescono. Marc Riboud lo ha fatto in modo straordinariamente semplice.
Mi fa venire in mente i versi dolci di una poesia di Nazim Hikmet:
“Anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
abbandonati come nell'arco delle mie braccia
nel tuo sonno non dimenticarmi
chiudi gli occhi piano piano
i tuoi occhi marroni
dove brucia una fiamma verde
anima mia.”
(1948)
Pechino, 1965 |
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2008)
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