Il Sentiero Del Pensiero

“Ho sempre lavorato fino a quando non ho ottenuto qualcosa e mi sono sempre fermato quando sapevo cosa sarebbe successo dopo. 
In questo modo ero certo che sarei andato verso il giorno successivo.” 
(Ernest Hemingway) 

“Viandante sul mare di nebbia”. Caspar David Friedrich, 1818 


Questa volta voglio parlarvi di un articolo veramente interessante che ho letto tempo fa. 

È un articolo di Thomas Oppong sulle abitudini delle menti geniali di organizzare il loro tempo e da dove traevano ispirazione per le loro idee. 

Per me è stata una piacevole conferma, perché io sono uno affezionato ad alcune routine durante la giornata. 

Inoltre, non sono poche le persone che, in questi mesi di intensa e quotidiana scrittura per il blog, mi hanno chiesto quale fosse il segreto per avere una continua ispirazione. 

La mia risposta era sempre a stessa: cercare di camminare ogni giorno. Le migliori idee mi vengono spesso camminando. 

Certo, c'è tutto un lavoro a monte fatto di letture, visione di fotografie e dipinti; tutto ciò si sedimenta nel fondo, fermenta, ma per avere quel guizzo che le trasforma in idea per un articolo mi serve camminare. 


Come dicevo, io sono indissolubilmente legato ad alcune pratiche quotidiane la cui mancanza può mandarmi storta l'intera giornata. 

Per esempio, io bevo il caffè a casa ogni giorno in due tazzine di colore diverso, una blu per la mattina e una verde per il pranzo; mai invertirle. Me le sono portate dietro anche nei due anni che ho vissuto in Malesia. 

La mattina, poi, faccio colazione da quarant'anni con cornetto ripieno di marmellata di mirtilli e caffè. 

Ogni compleanno devo mangiare una fetta di tiramisù. 

Quando apro un libro appena comprato la prima cosa che faccio è annusare le pagine. 

Potrei andare avanti così a lungo. 


Psicologicamente la spiegazione è molto semplice. 

Queste azioni “rituali” obbligatorie servono a puntellare all'esterno il caos che c'è dentro di me. Il crollo di uno di questi puntelli mi avvicina al disordine interiore. 

Lo stesso vale per la scrittura. Io scrivo sempre prima a penna su un quaderno, poi al computer. Nove volte su dieci a notte fonda, quando il cervello è in un limbo tra veglia e sonno ed è più fluido nell'immaginazione. 

E poi c'è il camminare, di grande aiuto nel tirare fuori le idee. Il cervello è come un muscolo, va tenuto in allenamento. 

È vero che è difficile pensare e scrivere cose interessanti ogni giorno, per mesi. Molte volte ho fallito, e il fine settimana riposo. 

Ma è vero anche che la costanza aiuta a rafforzare il pensiero. Più si pensa più le idee fioriscono. 

Perciò mi ha incuriosito questo articolo che cita il libro di Mason Curry, “Daily Rituals: How Great Minds Make Time, Find Inspiration And Get To Work” 


Le menti straordinarie iniziano la loro giornata con uno scopo. 

Aristotle ha detto: “Siamo ciò che facciamo ripetutamente. L'eccellenza, non è un atto, ma un'abitudine.” La routine fornisce un senso di struttura e familiarità. Ti svegli con un senso di possesso, ordine e organizzazione della vita.” 

Ancora ricordo quando alle scuole superiori, io e i miei compagni di classe prendevamo in giro il poeta Giacomo Leopardi e le sue “sudate carte”, incatenato alla scrivania, ancora adolescente, a studiare tomi e tomi e a scrivere fino ad ingobbire il corpo. 

Lo “studio matto e disperatissimo” lo chiamava, che lo portò dal 1809 al 1816 ad apprendere da solo il latino, il greco, l'ebraico, l'arabo, l'inglese, il francese, il tedesco e il sanscrito. A 11 anni! 

E i suoi “Canti” e le “Operette morali” sono tra i vertici assoluti della poesia e letteratura italiana. 


Giacomo Leopardi, disegnato da Tullio Pericoli 


Il segreto delle routine è che rendono il cervello libero da piccole decisioni, come scaricando zavorra in eccesso, permettendogli di agire più agilmente. 


Un grande camminatore era il filosofo tedesco Nietzsche. Ogni mattina si alzava all'alba e camminava fino alle undici del mattino. “Tutti i pensieri veramente grandi sono concepiti mentre si cammina,” disse. 

Immanuel Kant, altro filosofo fondamentale, si alzava ogni mattina alle 5 in punto, beveva una tazza di tè e fumava la pipa. Quel momento di fumo era il suo tempo dedicato alla meditazione. 

Anche Charles Dickens camminava ogni giorno, tre o quattro ore ogni pomeriggio. 

Ludwig Van Beethoven era solito camminare dopo pranzo, portando con sé carta e penna per annotare l'ispirazione quando arrivava. 

Lo scienziato Nikola Tesla percorreva dieci miglia al giorno. 

Charles Darwin aveva addirittura un “thinking path”, un percorso di cammino tra la foresta vicino casa che non cambiava mai, e che gli fu d'aiuto durante il concepimento della sua teoria dell'evoluzione. 


Mi ha ricordato che lo stesso fu per me durante i mesi di lockdown: percorrevo sempre gli stessi due chilometri, in circolo, vicino casa, ogni giorno. 

Così non era solo ma camminata ad essere un'abitudine ma anche il percorso, rendendo il tutto ancora più semplice e basilare: non dovevo neanche pensare dove andare – la mente era completamente libera e prolifica. 


Questi aneddoti sulla vita di filosofi, scrittori e geni sono interessanti e divertenti; ovviamente, non sono un ricettario di creatività. 

Non è che camminando ogni giorno per ore con carta e penna siamo in grado di comporre la Quinta Sinfonia, né legarsi alla sedia per ore ci consente di scrivere i versi sublimi de “L'infinito” di Giacomo Leopardi. 

Né tantomeno posso consigliare il camminare o qualche altra abitudine per ottenere idee buone alla scrittura. 

Ognuno trova la sua via personale. Di certo, il pensiero può essere un'abitudine.  Un esercizio. 

Se la pigrizia dei movimenti rende il corpo grasso e fiacco, anche la pigrizia mentale non ci rende creativi. 

Il “thinking path” è dentro ognuno di noi.  Non fatevi intimorire dalla pessima reputazione che ha il termine “abitudinario”. 

Non c'è marmellata più dolce di nuovi pensieri e fresche idee che scandiscano ogni vostro giorno. 

Più dolce anche dei mirtilli. 





Mason Currey: “Daily Rituals: How Great Minds Make Time, Find Inspiration and Get to Work” (Picador, 2013) 



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