“La bellezza è l'eternità che si guarda allo specchio.
Ma tu sei l'eternità e tu sei lo specchio.”
Manipulazione |
In questi giorni sono stato poco bene, perciò ho avuto più tempo da trascorrere a casa e tornare a vedere molte fotografie. Soprattutto le mie; vecchie e recenti. Inevitabilmente, la mia attenzione è caduta sui volti. I cari ritratti.
Per la prima volta ho sofferto di vertigini. Terribile. Forse un'infezione all'orecchio ha danneggiato il labirinto interno dandomi fastidiose vertigini. L'assenza di equilibrio. Bella parola questa: dal latino aequlibrium, aequus “uguale” e libra “bilancia”. Il nostro giusto bilanciamento; quello che manca appunto quando le vertigini ci attaccano.
Poi, di questi tempi, sembra una giusta metafora delle nostre esistenze, messe in gioco da uno dei più grandi attentati al nostro equilibrio. Ognuno di noi è stato chiamato, in modi diversi, a trovare il proprio giusto bilanciamento. E siamo tornati a riflettere sul significato delle nostre esistenze, singole e collettive.
Il punto di equilibrio è intimo e relativo alle nostre storie di vita.
Molte volte ho scritto del tessuto comune che lega gli esseri umani,
quella paura del vuoto – abisso – che minaccia l'uomo dai primordi della
storia, a cui hanno cercato di mettere un coperchio sopra i greci con la
nascita della filosofia, fino alle risposte delle diverse religioni e alle
moderne tattiche di dissimilazione antropologico-sociali che abbiamo già visto
in queste pagine – dall'occultamento della morte e delle malattia, così come
della follia se non quella del diverso.
Non c'è razza, religione, colore o latitudine che tenga, alla fine
siamo tutti figli di quella voragine sotto i nostri piedi che ci ricorda ogni
istante che non siamo eterni.
Allora che c'entrano i volti?
È che io cerco in ogni modo di capire perché ami così profondamente vedere e ritrarre i volti degli sconosciuti, o di chiunque attiri la mia attenzione.
Ogni nostra passione deve nascondere una ragione, credo. Va solo cercata nei meandri del nostro labirinto interiore.
I volti, presenti e quelli impressi nelle foto antiche, sono ciò che mi
suscita più piacere nel vedere.
Allora ho provato a dare una nuova riposta. Una tra le centinaia che continuerò a darmi. Così come provo a fare da quando ho iniziato a fotografare e collezionare libri fotografici. Aggiungendo un tassello ad un altro, magari per vedere l'immagine completa un giorno, in punta di morte.
Va detto, che in me quel senso di vuoto sotto i piedi è prepotente e
onnipresente. Se appena nato sei già strappato alla morte per i capelli, e
questo accade altre due volte, allora non è difficile da capire quanto io, da
quell'abisso, non posso distogliere gli occhi. Tutta la mia esistenza è uno
stare aggrappato con le unghie al ciglio della voragine.
Sono in famelica ricerca di ciò che conduce all'eternità, proprio
perché ogni mia fibra è effimera e volatile.
Allora cosa cercano i miei occhi?
Io credo che ogni cosa che ci circonda è segnata dal tempo. Ne è effige. I palazzi, le case, ogni edificio decade. È rovina del tempo. I paesaggi mutano.
Uno dei tentativi dell'essere umano di fuggire al destino della dissolvenza è stato da sempre quello di creare arte. L'arte rimane, ma va costantemente mantenuta, restaurata.
Non parlo del contenuto artistico che, in effetti, perdura nei secoli,
ma gli oggetti fisici che esprimono l'arte.
Certo che guardare negli occhi un coccodrillo o una tartaruga ci fanno
fare un salto indietro nei secoli.
Ci sono alberi secolari. Che stanno là da generazioni e generazioni. Ma
anche essi cambiano, si trasformano, crescono.
Niente fugge al segno del tempo che scorre e incide come acqua in un
fiume.
Ma i volti no. I volti sono sempre uguali. Nelle loro infinitesime variazioni non cambiano mai. Ci sono momenti che rimango perso a fissare a lungo i volti ritratti nelle foto d'epoca, in bianco e nero. Cercando di capire i loro sguardi interrogativi.
Mi sembra come se il tempo non scorresse mai. Come se il segreto della loro bellezza fosse racchiuso proprio in questo, e che fosse la mia personale forma di tamponare il buco nero che mi risucchia da quando sono nato, come tutti noi.
Nei ritratti il tempo è stato vinto. È vero, le persone muoiono, si dimenticano, ma il loro volto – cento anni fa – è lo stesso volto di oggi. Come se un granello di sabbia bloccasse l'imbuto della clessidra.
Tutto questa è illusione, ma è la mia illusione, il mio sogno. Il significato del piacere enorme che mi dà osservare i volti nelle fotografie. In quei visi io cerco, e trovo, l'eternità.
Nell'essere più mortale dell'intero creato c'è il segreto ultimo dell'immortalità effimera.
In tutte le sue migliaia di variazioni, noi siamo sempre lo stesso volto.
Finché ci saranno occhi a guardarci.
Riflessioni forti che ti posizionano al centro, insieme ai tuoi titrati. Magnifico come d'altronde magnifiche sono le frasi di chiusura dell'articolo : "In tutte le sue migliaia di variazioni, noi siamo sempre lo stesso volto.
ReplyDeleteFinché ci saranno occhi a guardarci."