Bogor, La Storia di un Fiore: “My Indonesia” Photo Series (7)—Post Scriptum

Kampung Lebak Soto. Bogor, 27 Agosto 2014


Le fotografie sono un dono. E il dono è un fatto molto importante.

 

Perciò tre settimane dopo quel primo incontro io tornai con alcuni amici fotografi e curatori della mia mostra per regalare quel quadro alla madre.

Fu in quella circostanza che accadde un evento che racconto spesso durante i miei workshop, che ha a che fare con il potere della fotografia.

Infatti, quel momento fu molto toccante per me, la madre era incredula e così felice per il regalo, ed io parlavo con le donne e intanto scattavo altre foto.

La bambina del ritratto incorniciato era avvinghiata alla gamba della madre che non smetteva di guardare la fotografia. Poi io ho salutato e andai via con i miei amici, ma accorgendomi che lei era ancora immobile con la cornice in mano mi fermai a spiare da dietro l'angolo della strada.

Vidi allora arrivare alcune donne che abitavano nella stessa via, magari intimidite prima dalla nostra presenza. La madre mostrò orgogliosa a loro quella fotografia e queste donne iniziarono ad accarezzare l'immagine, tutte come incantate, con la bambina in carne ed ossa sotto di loro, tra le gambe della mamma.

 

Qualche anno dopo comprai un libro splendido, “Lo specchio vuoto”, proprio di Ferdinando Scianna, lo stesso della foto della bambina di Benares, quasi a chiudere un cerchio.

In quel libro, per spiegare la nostra relazione con la fotografia e più ancora con l'immagine in rapporto alla nostra identità, Scianna cita una storiella raccontata da McLuhan in “Understanding media: the extension of man” (1964):

“Un'amica incontra una signora che ha un bellissimo bambino nella carrozzina, le si avvicina e le dice: “Oh, che bel bambino hai!”. E la mamma risponde con orgogli: “E questo è niente: non l'hai visto in fotografia!”

 

Può sembrare una barzelletta, ma la dice lunga sul completo rovesciamento della nostra relazione con l'immagine, che oggi viviamo. Non più immagini del mondo, immagini di noi stessi, ma immagini al posto del mondo, immagini al posto di noi stessi.”

Io cito quasi sempre questa storia perché fu esattamente quello che vidi quel giorno: la bambina reale completamente ignorata per la sua copia in fotografia. La madre e le sue amiche accarezzavano, quasi con venerazione, il volto della bambina che intanto le guardava dal basso. E tutto questo semplicemente perché quel viso era stampato e messo in una cornice, si era trasformato in qualcosa di speciale. Al di fuori di quella casa dal muro scrostato e dalla spazzatura ai bordi della strada scura e angusta.

L'arte aveva redento le loro semplici vite, nelle loro menti.”

 

Questo è un estratto del racconto della bambina di Bogor e della potenza della Fotografia che è in grado di rendere speciale l'ordinario, semplicemente mettendo un volto stampato in una cornice.

Dopo aver scritto quell'articolo, che è piaciuto molto, sono andato a vedere quelle vecchie fotografie, e ho trovato anche quelle del momento sopra descritto, che avevo completamente rimosso dalla memoria.

Mi fa piacere mostrarle a voi, perché non era un'esagerazione ma accadde veramente.

Non sottovalutate mai l'influenza che le fotografie hanno su chi le osserva e ne è soggetto.

Kampung Lebak Soto. Bogor, 27 Agosto 2014

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