La Storia delle Quattro Sorelle



A disturbing legend circulates around two photographs from the beginning of the century recently found in a flea market.

A story that seemed forgotten by now, buried under the dusty blanket of time. Or rather, that was the best possible fate.

However, the two old black and white photographs have brought this sad story back to the surface, therefore, it is worth not lingering and narrating once again – hoping it will be the last – the story of the four long-haired sisters.

 

It all originated in the south of France at the beginning of the last century.

It is said that Count Charles of Carcassonne had a first daughter by his young wife who died in childbirth.

He then took the Duchess of Toulouse in a second marriage and he had another daughter, Nonotte, by her. She is almost the same age as his first daughter.

The Count was starting to get aggressive and impatient to have a son.

He tried a second time and his young wife gave birth to twins: Sonia and Vovette.

Obscured with anger, the Count began to curse his first daughter, the one who had – according to him – nullified the male descent, condemning him to have only female children.

He locked his first daughter in a small room at the end of a long corridor in the upper floors of the villa, away from her sisters, and forbade anyone in the house to say her name.

He himself wrote the name of the daughters in the photograph taken on their estate, omitting that of the eldest, who was forever unknown.Circola una inquietante leggenda attorno a due fotografie di inizio secolo ritrovate, recentemente, in un mercatino dell'usato.

Una storia che sembrava ormai dimenticata, sepolta sotto la coltre polverosa del tempo. O meglio, quello era il migliore destino possibile.

Però, le due vecchie fotografie in bianco e nero hanno riportato a galla questa triste storia, quindi, vale la pena di non indugiare e narrare ancora una volta – sperando sia l'ultima – la vicenda delle quattro sorelle dai capelli lunghi.

 

Tutto ha origine nel sud della Francia a inizio del secolo scorso.

Si dice che il Conte Charles di Carcassonne ebbe una prima figlia dalla sua giovane moglie che però morì durante il parto.

Prese allora in seconde nozze la duchessa di Toulouse e da lei ebbe una prima figlia, Nonotte. Quasi coetanea della prima figlia.

Il Conte iniziava a diventare aggressivo e impaziente di avere un figlio maschio.

Tentò una seconda volta e la giovane moglie partorì due gemelle: Sonia e Vovette.

Obnubilato dalla rabbia, il Conte iniziò a maledire la prima figlia, colei che aveva – a suo dire – vanificato la discendenza maschile, condannandolo ad avere solo figlie femmine.

Rinchiuse la prima figlia in una piccola stanza nel fondo di un lungo corridoio nei piani alti della villa, lontana dalla sorelle e proibì a ognuno in casa di pronunciare il suo nome.

Lui stesso scrisse il nome delle figlie nella fotografia scattata nella loro tenuta, omettendo quello della primogenita, la quale rimase per sempre sconosciuta.



Il dottore che visitò la moglie constatò che l'ultimo parto gemellare aveva compromesso la sua capacità di concepire ancora.

Il Conte iniziò a bere con assiduità e ad avere amanti che portava anche in casa.

Ma ciò che sconvolse la contea furono le voci atroci sulla sua abitudine di riversare la sua rabbia e frustrazione verso la prima figlia, a notte fonda.

Dopo aver bevuto nel suo studio quasi una bottiglia di cognac e chiuso a chiave la moglie nella loro stanza, si incamminava verso il buio corridoio, come un'ombra dondolante.

Allora chiudeva la porta alle spalle e non usciva se non dopo un paio di ore. Ogni notte.

L'intera casa veniva avvolta in ogni angolo da echi di pianti.

Le domestiche non avevano il coraggio di avvicinarsi a quella stanza e le tre sorelle si chiusero in un mutismo a cui neanche  la madre riuscì a porvi rimedio.

 

Ogni qualvolta la moglie implorava il marito di non andare in quella stanza veniva picchiata e insultata, anch'ella colpevole di non essere stata in grado di dargli un figlio maschio.

A quel punto accadde qualcosa che è ancora difficile distinguere se semplice fantasia o realtà dei fatti.

Stanche di patire i lamenti e i pianti della loro sorellastra, Nonotte, Sonia e Vovette iniziarono ad andare nella stanza proibita quando il padre era fuori, durante il giorno.

La sorellastra era in terribili condizioni, magra, pena di lividi e i suoi splendidi lunghi capelli erano ormai come stoppa.

Nessuno sa cosa lei raccontò alle sue sorelle ma tutte loro ebbero un'idea.

Quando la notte, dopo essersi scolato una bottiglia di cognac, il Conte Charles andò traballante e con la vista offuscata verso la stanza, in preda ai suoi istinti animali, e aprì la porta, ciò che vide lo sconvolse.

Le quattro sorelle sedevano sul letto, a gambe incrociate, mano per mano, con i capelli tagliati con le forbici corti alle orecchie e dei baffi neri disegnati sulle labbra con le matite dei trucchi della madre.

Al Conte sembrò un delirio dell'alcol; iniziò ad urlare contro di loro, di svanire dalla sua vista, ma le quattro sorelle, mano per mano, gli dissero con voce impostata e ribassata:

“Eccoci padre, siamo i tuoi quattro figli maschi. Adesso puoi smettere di picchiare la mamma e fare del male alla nostra sorellastra.”

Il Conte, passato il primo momento di rabbia, iniziò a tremare e ad arretrare verso il corridoio, invocando al demonio.

Le quattro sorelle, nelle fattezze maschili, avanzavano verso di lui, sempre mano per mano.

“Non volevi un maschio, padre? Adesso ne hai quattro.”


I giornali dell'epoca riportano che la polizia trovò il corpo del Conte sul pavimento del piano inferiore, dopo una caduta dal secondo piano.

La testa fracassata.

La madre fu anch'ella sconvolta e non volle più vedere le figlie; tornò a vivere a Toulouse dove morì di tifo.

Le bambine furono rinchiuse in un istituto di malattie mentali e la madre decise che ogni loro immagine fosse distrutta.

Fino a qualche giorno fa, da cui ha inizio questa storia, quando per qualche misterioso motivo queste due vecchie fotografie sono venute alla luce.

Con il loro carico di dolore e follia.

 

Che possano riposare in pace.

 

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