La Storia del Boti e Mio Padre


Venditore di boti al mercatoKarwan Bazar, Dhaka, 29 Febbraio 2020


Quando ero a Dhaka sono stato ospite di due famiglie, per tre settimane. Fin dal primo appartamento, appena arrivato, mi sono innamorato del boti, dalla prima volta che l'ho visto.

Il boti (anche chiamato bonti o bnoti) è uno strumento da taglio tipico della regione del Bengala, un utensile da cucina usato dalle donne di casa o dalle domestiche per pelare ed affettare la frutta e i vegetali, composto da una lama a falce rivolta verso chi lo usa; perfetto per essere usato seduti a terra, comodamente, o su una piccola sedia bassa, in modo da tenere il manico bloccato con il piede. C'è anche una versione con impugnatura a mano usato nella zona di Chittagong e Sylhet in Bangladesh, chiamato Dao o Daa. In Tamil è chiamato Arivalmanai.

In tutte le case dove sono stato le domestiche lo utilizzavano e ancora ricordo, uno degli ultimi giorni che ero là, quando sono stato ad un grande mercato all'aperto, a Karwan Bazar, c'era un uomo che ne vendeva a dozzine. Ho pensato, quasi quasi ne porto uno a mia madre, ma mi sono reso conto che non era un'idea molto praticabile e non volevo problemi all'aeroporto.

Alla fine mi faccio bastare le mie fotografie come ricordo del boti.

Uso del boti in cucina. Dhaka, 15 Febbraio 2020

E dunque eccomi tornato a Roma, nella reclusione forzata del Covid-19, con più tempo da trascorrere con la mia famiglia, e parlare.

Ed è proprio durante un pranzo che io inizio a raccontare a mia madre e mio padre del boti, scherzando con lei, dicendo che avrei voluto portarne uno in Italia per insegnarle ad usarlo.

Allora mi accorgo che mio padre mi guarda incuriosito, e mi chiede: “Ma che forma ha?”

“È come una falce con il piedistallo piccolo e la lama rivolta verso l'alto,” gli dico.

Lui mi racconta che tempo fa ha trovato in cantina un attrezzo appartenuto a suo padre, di cui non è mai riuscito a capirne l'utilizzo.

“Ho chiesto a tutti i miei amici: niente! Nessuno lo ha mai visto, o capisce a cosa può servire,” mi ha detto sconsolato, alzandosi per andare a prenderlo giù in cantina. “Vedi se è questo.

E quando lui torna in casa, con mia grande e divertita sorpresa, lo vedo impugnare proprio un vecchio boti arrugginito di grandi dimensioni.

“Eh si! È proprio questo il boti, papà!”

Ma da dove è uscito fuori?

Mio padre non ha idea: era tra alcune vecchie cose di mio nonno, cimeli della Seconda Guerra Mondiale.

Mio nonno è nato a Galatina, nel profondo Salento; è morto quando io avevo quattro anni. Io me lo ricordo perché amava fare gli scherzi. In realtà, lui e mia nonna hanno anche vissuto a Roma, ma di lui qui io non ho nessun tipo di ricordo: l'ultima immagine visiva che ho di mio nonno è a casa sua in Puglia, malato ed anziano nel suo letto, con io che entro a quattro anni nella stanza e lui che mi lancia contro una pantofola, per scherzare, e per poco non mi colpisce. Questa è l'ultima polaroid della sua vita nei miei occhi.

Non è mai andato da nessuna parte e il boti si usa solamente nel Sud Continente Indiano. 

Mio padre mi ha fatto vedere alcuni cimeli che ha conservato di mio nonno, durante la Campagna d'Africa della Seconda Guerra Mondiale. Dalle piccole foto misteriose, di villaggi africani e una donna, forse italiana, con abiti e trucco berberi, come usavano allora posare le donne italiane che vivevano in quei luoghi di guerra. La sua Medaglia Commemorativa nel 1939, la lettera di Congedo del '37. E il boti.  

Fotografie scattate da mio nonno in Africa


 

Medaglia Commemorativa per la Campagna d'Africa a mio nonno del 1939



Ma come ce è arrivato là? 

Ma certo!

Il processo di decolonizzazione, durante la Seconda Guerra Mondiale, ha significato per le potenze coloniali lo sfruttamento delle risorse umane delle proprie colonie nei tempi di guerra, come è accaduto per esempio in Africa. L'esercito indiano ha combattuto a fianco degli inglesi, prima dell'indipendenza dell'India nel 1947 e le varie partizioni tra Pakistan e Bangladesh, proprio nella stessa Campagna d'Africa di mio nonno, contro l'Italia e la Germania.

Di sicuro è in questo modo che il boti ha raggiunto quei luoghi dell'Africa, Somalia, Eritrea, Etiopia... Magari in qualche mercatino e mio nonno lo ha comprato per ricordo, portandolo a Galatina. E ora è tra le mani di mio padre.

Gli ho fatto vedere le mie fotografie di come viene utilizzato, e lui è andato a cercare altre informazioni su internet; così ha deciso di lucidarlo, togliendoli la ruggine. Ci ha lavorato un'intera mattina, ed è tornato da me.

“Guarda qui, che significano questi simboli?” mi ha detto. “Sono usciti fuori quando ho tolto lo strato di ruggine dalla lama.” 

I caratteri Bangla sulla lama del boti. Roma, 29 Marzo 2020

Sono caratteri, è una scritta anche se io ancora non distinguo bene se Bangla o hindi. Allora ho mandato una foto ad una mia amica bangladese in Italia.

“Gopal,” mi ha risposto, “è in caratteri Bangla, ed è il nome di un'induista.”

Alamak! Come direbbero in Malesia. Accidenti!

“Incredibile, raccontami.” Le chiedo.

Lei mi spiega che Gopal è un tipico nome induista. Gopala significa il “Protettore del Mondo”, da Go (mondo) e Pala (protettore), o Protettore della Mucca, ed era il nome di Krishna da bambino.

All'epoca, certi lavori, come produrre il formaggio o fabbricare certi utensili, come il boti, erano svolti principalmente dagli induisti, e poi loro firmavano l'attrezzo con il proprio nome.

Quindi, dai territori indiani, quel boti realizzato da Gopal, ha viaggiato con l'esercito indiano fino in Africa Orientale. Mio nonno, soldato, nel tempo libero lo ha comprato come ricordo di quella guerra e lo ha portato in Puglia.

Là è rimasto fino a quando loro sono venuti ad abitare a Roma e poi è morto, e mio padre lo ha portato con sé con altri ricordi di suo padre, tenendoli per decenni in cantina. Senza sapere che cosa fosse.

Ora ha un nome, sa come utilizzarlo, ha fatto tornare la lama al suo colore quasi originario, e ha scoperto anche il nome di chi lo realizzò. Ed è tutto felice.

La reclusione da Corona virus ha fatto riemergere una storia lunga nel tempo e nella geografia, dal Salento a Roma, passando per l'India e l'Africa.

Immaginando il volto barbuto e rugoso di Gopal, nella sua bottega, a fabbricare il boti.


Mio padre con il suo boti. Roma, 29 Marzo 2020

 


Versione Inglese

 

 

 


Comments

Post a Comment