© Geoffrey Hiller |
Il giorno che Daisy morì il sole, stranamente, spumeggiava sulle pagode
dorate di Yangon.
Erano le 16.30 di un pomeriggio di fine luglio.
La febbre alta la rese debole per oltre una settimana.
Non c'era nessuna medicina in giro. Ogni tipo di farmaco era stato
rastrellato dai militari negli ospedali e nelle farmacie.
I civili morivano in casa, spesso non potevano neanche essere cremati
ma erano abbandonati ai bordi delle strade.
Cherry Oo e sua nonna dovettero chiamare un amico di famiglia che si
spacciava per medico, ma la sensazione era che più che alla cura del corpo
fosse attento alla cura del suo portafoglio.
Dopo che iniettò a Daisy un farmaco che, secondo lui, avrebbe dovuto
farle andare via la febbre, lei morì dopo poche ore.
Il viso inclinato sul cuscino umido di sudore, supina.
Cherry Oo e sua nonna la piansero a lungo, maledicendo quel farabutto
di finto dottore.
Fortunatamente riuscirono a cremare il suo corpo.
La figlia appese un cartello davanti al pannello in legno del negozio
chiuso con il quale informava della morte della madre, del giorno e dell'orario
della sua cremazione.
Aveva ripreso a piovere sulle strade di Yangon.
Le ruote pesanti dei mezzi militari dell'esercito, correndo sulle
pozzanghere, buttavano secchiate d'acqua sporca sui passanti.
Le proteste non si erano mai fermate ma, lentamente, sembravano perdere
vigore, come se la pioggia annegasse ogni cosa nella quotidiana rassegnazione.
Ci si abitua a tutto – sembri sia una delle più grandi qualità degli
esseri umani.
Anche alla sopraffazione, al controllo, alla violenza.
Il giorno del funerale Cherry Oo e sua nonna vestirono il corpo di
Daisy con abiti tradizionali, in una blusa di rosso vermiglio; il rosso ed il
blu erano i suoi colori preferiti perché, come diceva spesso a sua figlia, il
rosso è il colore del coraggio e per questo motivo lei amava indossarlo.
L'anziana madre dipinse le unghie delle dita dei piedi di Daisy con lo
smalto dello stesso colore, affinché i vezzi ahe aveva avuto in vita
l'accompagnassero anche nel viaggio verso l'invisibile.
Il corpo fu cremato nel cimitero di Yayway*, situato a North Okkalapa
Township che si trova nella parte
orientale di Yangon.
Pioveva.
A volte si aveva la sensazione che le forme a punta delle stupa fossero
state modellate da secoli di pioggia.
Quel giorno i monaci non poterono venire, ciò rattristò molto l'anziana
madre; erano solamente loro due ad accompagnare il corpo di Daisy all'interno
del cimitero.
Prima di entrare Cherry Oo si voltò con la speranza che ci fosse
qualche amica di sua madre, ma nel fondo del portico c'era solamente un uomo
ben vestito di scuro che non conosceva. Si girò ed entrò reggendo tra le mani
la fotografia di sua madre il giorno della laurea in una grande cornice dorata.
© Nandy |
Quando uscirono l'uomo era ancora là, ritto in piedi, con la pioggia
alle sue spalle, mentre la ciminiera del forno sbuffava un fumo nero. Appena si
avvicinarono l'uomo elegante guardò il volto di Daisy nella fotografia, poi con
l'ombrello aperto si fermò a pochi passi oltre il portico, a fianco a Charry Oo
e la nonna sotto un unico ombrello largo, in silenzio, a fissare il denso
avvoltolarsi delle ceneri di Daisy che diventavano pioggia e vento.
La figlia si sentiva leggermente sollevata nel vedere che, alla fine,
qualcuno era venuto al funerale, anche se non aveva nessuna idea di chi fosse.
Mentre la nonna si asciugava le lacrime Charry Oo si voltò verso il
giovane uomo e gli disse con voce sottile: “Conosceva mia madre?”
L'uomo abbassò lo sguardo verso il viso imperlato di gocce sul vetro
della fotografia e poi annuì con leggero imbarazzo.
“Non è che proprio la conoscessi bene, ma un giorno in cui ci fu una
violenta rivolta tua madre mi tolse dal pericolo. Fu molto gentile, non l'ho
mai dimenticata.”
Cherry Oo dischiuse le labbra per la meraviglia.
Che storia era questa?! May May* non le aveva mai raccontato questo
episodio, pensò con un miscuglio di curiosità e corruccio perché pensava loro
non avessero nessun segreto.
“Che ne sarà adesso del negozio di tua madre?”
Domandò l'uomo mentre iniziarono a camminare verso l'uscita del
cimitero, sotto il tamburellare incessante della pioggia sugli ombrelli.
Cherry Oo diede un'occhiata veloce alla nonna e poi tornò ad osservare
la strada per non affondare nelle pozzanghere, mentre stringeva forte sul petto
la cornice, quasi a proteggere più questa che non lei stessa dal temporale.
“Credo saremo costrette a venderlo. Senza May May non è più possibile
tenerlo”, rispose la figlia con voce mesta.
“Oh...” Fu l'unico suono che uscì dalle labbra dell'uomo.
“Conosce il negozio? Eppure non sembra un monaco.”
Disse la ragazza guardando rapidamente l'uomo dal suo fianco.
“Didi! Non essere maleducata!” La rimproverò la nonna con voce
non troppo dura.
“No, no... Non fa niente...”
Si affrettò a dire il giovane uomo, poi si rivolse alla figlia e chiese
con voce educata: “Mi piacerebbe vedere un'ultima volta il negozio, c'è
possibilità?”
La ragazza annuì.
“Domani pomeriggio, dopo la scuola, verso le quattro, sarò al negozio
per prendere delle cose di mia madre; se vuole può venire.”
Il giovane uomo in abiti eleganti fu illuminato dal sorriso.
“Perfetto! È proprio l'orario ideale per me, quando esco dal lavoro. Ci
vediamo domani allora...”
Si voltò verso le due donne e con le mani giunte chinò il volto per
salutarle poi, superato il cancello del cimitero, si avviò verso la strada.
La pioggia si era calmata.
Cherry Oo cercò l'arcobaleno tra le nuvole, stringendo al petto la
piatta superficie della fotografia.
© Nandy |
CONTINUA...
*Ultima dimora di molti importanti birmani, il cimitero Yayway comprende anche vari cimiteri etnici e religiosi, inclusi quelli degli indiani birmani, sino-birmani, Karen, giapponesi, baháʼí, indù, cristiani, musulmani, parsi ed ebrei.
**May May è il nomignolo con cui viene chiamata la propria madre in Myanmar.
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