Accensione della candela. Lungotevere Testaccio. Roma, 9 Ottobre 2022 |
Del Nepal io conosco poco o niente, se non per quello visto in tanti anni di passione fotografica, soprattutto nelle splendide immagini di McCurry ma soprattutto di Olivier Föllmi, che all'Himalaya ha dedicato ben due poderosi libri fotografici.
È sempre stato un paese visto dagli occhi degli altri, non a caso,
nella mia guida fondamentale alla fotografia asiatica, quel “Photography in
Southeast Asia – A Survey” di Zhuang Wubin, più volte citato qui, il Nepal non
compare proprio. Se non in piccolo libro curioso pubblicato da Exorma nel 2010
di Martino Nicoletti, “Chaturman Rai – Fotografo contadino dell'Himalaya”, in
cui viene raccontata la storia di un contadino dell'etnia Kulange che si
appassiona alla fotografia e ritrae il suo villaggio e i suoi abitanti.
Poi ci sono i libri classici di viaggio e di chi ha amato il Tibet come
lo studioso Giuseppe Tucci.
Per chi vuole avere invece uno sguardo più particolare ed estremo consiglio la serie di racconti “Tira fuori la lingua – Storie del Tibet” (Feltrinelli, 2008) dello scrittore cinese Ma Jian, libro vietato in Cina dal 1987 e che ha costretto lo scrittore all'esilio.
Però, personalmente, in tanti anni dedicati all'Asia e ai suoi popoli,
non ho mai avuto l'occasione di conoscere nepalesi, se non quando vivevo in
Malesia: a Penang erano molti i nepalesi che lavoravano nei ristoranti in cui
andavo, mi ricordo solo che era complicatissimo ricordare i loro nomi, però i
volti erano molto interessanti.
Men che meno ne ho incontrati a Roma, se non sporadici casi.
Perciò è stata per me una grande gioia conoscere alcuni di loro durante
la festa di Durga Puja nel tempio induista a Tor Pignattara.
In tempo per essere invitato ad assistere ad una loro festività: il
Dashain, ovvero l'ultimo giorno del loro Durga Puja.
Dashain o Bada'dashain, noto anche come Vijaya Dashami in sanscrito, è
un importante festival religioso indù in Nepal. Il festival è anche chiamato
Nauratha, derivato dalla parola sanscrita per lo stesso festival Navaratri che
si traduce in Nove notti, che è celebrato dagli induisti in India e
Bangladesh.
La parola Vaḍādaśain̐ (वडादशैँ)
è un sandhi nepalese, dove “baḍā” (बडा)
significa “importante” e “daśa͠i” (दशैं)
significa “decimo”, a significare l'ultimo giorno più
significativo della festa di Durga Puja, che celebra il l'alba dopo la fine di
Nauratha (nove notti). La parola Dashain è in definitiva derivata dalla parola
sanscrita daśamī, che in questo contesto denota il decimo giorno di Kaula
(mese).
È il festival più lungo e di buon auspicio nei calendari annuali Bikram
Sambat e Nepal Sambat, celebrato dagli indù nepalesi, insieme alla loro
diaspora in tutto il mondo. In Nepal, è anche conosciuto come il più grande
festival del paese ed è il giorno festivo nazionale più lungo: 5 giorni per
l'esattezza. È il festival più atteso in Nepal. Tutti gli uffici governativi,
le istituzioni educative e gli altri uffici rimangono chiusi durante il periodo
del festival. La festa cade a settembre o ottobre, a partire dalla shukla
paksha (luminosa notte lunare) del mese di Ashwin e termina a Purnima, la
luna piena. Tra i quindici giorni in cui si celebra, i giorni più importanti
sono il primo, il settimo, l'ottavo, il nono, il decimo e il quindicesimo.
Io ho assistito alla loro festa, accolto calorosamente dagli
organizzatori, Nepali Samaj Rome, la Nepalese Association in Rome-Italy.
Parlando con uno di loro ho saputo che i nepalesi a Roma sono solo 150,
la maggior parte vive nel nord Europa, mentre in Italia la comunità più
numerosa è a Pisa.
Il programma è iniziato nel pomeriggio con la tradizionalmente Puja
Path Tika e Pra officiata da Shri Damodar Neupane.
Ad ogni nepalese è stata segnata la fronte in rosso – Tika – con un
impasto di riso bianco, colore rosso e yoghurt mescolati insieme, e sono stati
messi dei ramoscelli di semi d'orzo (jamara) sulle orecchie.
Dopo l'offerta di cibi speciali nepalesi agli ospiti è stato dato il
benvenuto ufficiale dal membro esecutivo dell'Associazione, la signora Ilu
Bhattchan e la signora Gyanu Poudel (Tesoriere), e da Sujita Lama (Segretario)
e suo figlio Silvio Lama della Gayatri Mantra Gai Bada Dashain Society Roma. Il
presidente Shri Dev Raj Gurung ha acceso la lampada ed è stato suonato l'inno
nazionale del Nepal e dell'Italia.
Poi si sono succeduti per lo scambio ufficiale di auguri la Sig.ra
Bhaba Malla, Swa, Consigliere della Società Nepalese, e membri
dell'Associazione Nepalese Non Residenziale Italia, la Presidente uscente della
Società Nepalese Roma, Shri Haribhakta Karakheti, il Presidente fondatore della
società nepalese Roma, Sig. Prakash Maharjan, il Consigliere delle Società
Nepalese Roma del WFP, il programma formale è stato concluso da Raju Neupane e
da Dev Raj Gurung, e alla fine da Kundan Gurung, Presidente della International
Nepalese Artists Society Italia e Segretario della Società Nepalese Roma.
Il programma culturale ha alternato un monologo teatrale su improvvisazione di Himalayan Keshi (Sanju) con canzoni, come Srishti Malla che ha cantato la canzone “Chaubandima Patuki”.
La serata si è conclusa con balli e l'ultimo pasto insieme.
Un bel modo di entrare in una comunità che non è ancora troppo
integrata, come è stato detto all'inizio sul palco da uno dei relatori, e che
rimane misteriosa e poco conosciuta.
Io rimarrò in allerta per seguire i prossimi eventi della loro comunità
e farveli conoscere.
Una cosa è certa: è incredibile come in paese così piccolo ci sia una
così densa concentrazione di volti differenti, che vanno dall'indiano al cinese
al birmano.
Per me, da ritrattista, è una vera meraviglia.
Alla prossima.
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