È sempre meraviglioso avere la certezza di come la conoscenza possa
arrivare a noi da ogni direzione.
Si può imparare anche dalle cartoline.
Io sono della generazione di mezzo, forse. Quella che, da giovane,
ancora amava spedire e ricevere cartoline. Prima che i social media mandasse in
pensione questa abitudine.
È un peccato, perché era un insieme di diverse abilità.
C'era la scelta dell'immagine da mandare, l'abilità di condensare in
poche righe il riassunto di un viaggio, spesso la ricerca della buca postale da
cui inviare, e soprattutto l'attesa. Adesso non siamo in grado di tollerare il
ritardo di pochi secondi tra un nostro messaggio e la risposta, sui social
media, tutto si consuma in brevi istanti, ma all'epoca si potevano attendere
anche mesi e mesi prima di ricevere o sapere che era arrivata una cartolina.
Io ancora le conservo tutte in un cassetto.
C'è chi di questo amore ne ha fatto una passione e anche dei libri.
Il primo libro che ho avuto tra le mani riguardava le vecchie cartoline
su Giacarta, scritto dal collezionista Scott Merrilleess. Alla fine ci siamo
conosciuti, siamo diventati amici e scambiati i nostri rispettivi libri.
Da allora, dovunque andavo, non ho mai smesso di cercare questi tipi di
libri. Si impara molto da essi.
Questa volta voglio parlarvi della Thailandia, un paese a me molto caro
anche se è quello che ho visitato di meno – anzi, per essere esatti, un solo
pomeriggio ho valicato il confine dalla Malesia.
Però sono anni che spendo il mio tempo con parte della comunità Thai di
Roma, con l'Ambasciata, gli eventi culturali che sono stati organizzati qui a
Roma, e soprattutto vedendo i libri fotografici su questa splendida terra,
vittima troppo spesso di pessimi pregiudizi.
Il libro di cui vi parlo si chiama “Postcards of Old SIAM”, scritto da
Bonnie Davis e pubblicato per la Marshall Cavendish per la prima volta nel
1987.
Sfogliando le sue pagine si fa un viaggio indietro nel tempo,
precisamente nel 1883, quando la Royal Siamese Post Office fu inaugurata e con
essa le prime cartoline.
Anche se non è certo sapere la data delle prime cartoline ad immagini:
i primi anni del 1880 rimangono i più probabili.
Il libro copre un arco di tempo che va dagli ultimi anni del Regno del
Re Chulalongkorn ai primi anni del 1930, durante la fine del Regno di Re
Prajadhipok.
Le prime immagini, sia fotografiche che dipinte, dei primi del 1880,
sono le tipiche illustrazioni che si trovano nei primissimi libri sul Siam
scritti da stranieri, le quali tendevano frequentemente a fare un'unica cosa
delle culture dell'India, Birmania, Indocina, Malesia e Siam.
Erano le classiche immagine orientaliste per intrattenere e solleticare
la curiosità degli occidentali verso queste lontane terre esotiche.
Per i primi due anni il Royal Siamese Post Office lavorò in
collaborazione con il Consolato Inglese, finché nel 1885 entrò a far parte
dell'Universal Postal Union (UPU).
Come detto le prime cartoline erano stampate in Europa, colorate ed
orientaliste. Poi negli anni '90 iniziarono a raffigurare tipiche scene del
Regno o della vita quotidiana del popolo Siam.
I primi timbri postali risalgono al 1900, e molti di essi riportano le
fotografie di Robert Lenz e J. Antonio, i quali furono tra i primi ad aprire
uno studio fotografico a Bangkok.
È interessante questo passaggio perché coincide con l'avvento della
fotografia in Thailandia, sono legate.
Pare che le prima fotografie circolassero poiché ogni anno i residenti
stranieri chiamavano i fotografi dall'Europa per essere fotografati e mandare
quella foto come augurio per Natale.
Era diventata un'abitudine quella di aggiungere una fotografia sulle
lettere di auguri da inviare ai propri famigliari in Europa, oltre al
francobollo.
Ovviamente a godere di questi fotografi europei fu, prima di tutto, il
Re Mongkut, Rama IV, che regnò fino al 1868. Il Re amava essere ritratto per
poi inviare le sue immagini al circolo di amici che includeva nobili e regnanti
in Europa.
Fotografia e cartoline nascevano nello stesso momento, per
rappresentare questa terra.
Le primissime cartoline datate i primi del 1880/1890 |
Ecco alcune immagini e storie dietro di esse che mi hanno colpito.
La prima riguarda la città di Bangkok.
È interessante vedere come era la celebre capitale nei primi del 1900.
Klong Somtet area è raffigurata nella sua quotidianità, con le case
aperte davanti sul fiume e i tetti a tapparella. Solitamente i magazzini erano
aperti sul lato del fiume. Tutta la città era costituita da canali in cui le
barche tenevano i loro affari senza sosta, ecco perché le case davano tutte
verso la riva, per facilitare gli affari direttamente dalle barche.
I canali erano attraversati da ponti per consentire alla gente di
attraversare le rive, uno dei più antichi e famosi era il Tapan Han Bridge,
anche chiamato “Sapan Hun” (Sapan significa ponte in Thai): questo
ponte, che non esiste più, è stato tra i primi ad essere costruito ed era
completamente in legno con negozi di vendita in tutta la sua struttura,
particolarità veramente unica, che pare sia stata ispirata da alcuni ponti
visti in Europa dai viaggiatori Siam.
Klong Somtet, c.1900s |
Altra storia assai interessante è quella inerente alle donne Siam.
Oltre ai luoghi, il popolo Siam era tra i soggetti principali delle
prima cartoline.
Molto spesso erano fotografie fatte in studio, come in tutte le prime
fotografie dell'epoca in Asia e Sudest Asiatico.
E, ad essere ritratte, erano più di sovente le donne di villaggio,
piuttosto che le nobildonne, proprio per accentuare il carattere esotico.
Quello che colpisce è il taglio corto dei capelli. Già all'epoca si
puntava molto sul fascino e la bellezza delle donne Siam, nonostante – è
scritto – quel taglio maschile dei capelli risultasse poco attraente per gli
uomini occidentali.
Ma c'era una ragione. Sembra che questo tipo di taglio di capelli
divenne un'abitudine durante una delle molte guerre del passato, laddove le
donne vestivano come dei soldati uomini per ingannare il nemico, facendo
credere che ci fossero nei villaggi molti più uomini della realtà.
Fu solo con il Quarto Regno che le mogli e le figlie del Re
Chulalongkorn tornarono a farsi crescere i capelli lunghi, mentre le sue regine
ancora mantenevano lo stile dei capelli corti.
“Giovane donna Siam” (c. 1900) |
“Bellezza Siam” (c. 1900) |
Le donne dei villaggi erano spesso ritratte in grande numero, perché
allora gli uomini allora avevano più mogli, e tutti quanti vivono in una sola
casa, nei villaggi, con le mogli, le figlie e le sorelle e zie non ancora
sposate.
Gli abiti erano molto semplici, spesso le donne indossavano solo la
veste superiore chiamata sabai, che copriva il seno e una spalla.
In questo modo si riconoscevano dalle donne Lao, che vestivano con una
blusa all'occidentale scura e la gonna tipica blu a righe bianche.
Non dimentichiamo che una parte del Laos, all'epoca, era annessa al
territorio Siam e molta gente Laos viveva in Thailandia.
“Donne Siam” (c. 1890) |
In alcune di queste cartoline vengono raffigurate le donne nelle loro
attività quotidiane, così noi apprendiamo che, durante le stagioni delle piogge,
il popolo Siam conservava l'acqua piovana in grossi vasi d'argilla chiamati “klong
jars”, per essere usata durante le stagioni aride (attività che si usa
ancora in alcuni aree rurali dove l'acqua scarseggia).
“Ragazza Siam” (c. 1900) |
Nei ritratti le donne posano nella loro semplice bellezza con il
classico panung, l'indumento inferiore che viene arrotolato tra le
gambe.
“Ragazza Siam” (c. 1900) |
Poi esiste tutta una serie di foto-cartoline relative alle popolazioni
tribali.
È una delle sezioni che amo di più.
Vengono chiamati il popolo tribale delle Colline (Hill Tribe People).
Come capita spesso le popolazioni tribali vivono nelle parti collinari
e isolate, con stili di vita e abiti completamente diversi.
Le prime cartoline risalgono alla fine del 1800 e provano a documentare
le grande varietà etnica all'interno del territorio Siam.
Ognuno di loro indossa abiti tradizionali che vengono, tuttora, usati
durante le festività e ricorrenze religiose.
In quei secoli le popolazioni tribali si muovevano liberamente tra la
Birmania, la Cina e il Laos, rifiutando ogni concezione di “confine”.
Alla fine del 1800 questi gruppi tribali tessevano i loro stessi abiti
pesanti, spesso di colore nero con ricami molto colorati, e le donne portavano
armi con loro come gli uomini. Entrambi uomini e donne indossavano turbanti o
copricapi molto pesanti per affrontare il freddo delle montagne, e – a parte le
calzature – certi abiti tradizionali vengono indossati ancora oggi da certi
gruppi tribali.
È scritto che moltissimi di loro lavavano il proprio corpo solo
l'ultimo giorno dell'anno come segno di buon auspicio.
“Hill Tribe People" (c. 1890) |
"Hill Tribe People" (c. 1900) |
Anche l'educazione era soggetta di raffigurazione.
In una cartolina del 1900 è fotografata una classe. Fino alla fine del
1800, solo i reali e i figli dell'alta classe potevano frequentare le scuole, e
solamente i bambini maschi, mentre i figli della gente comune riceveva le
lezioni dai monaci nei monasteri.
Per avere la prima scuola per bambine bisognerà ringraziare la moglie di un missionario; inoltre, le madri dovevano pagare affinché le figlie potessero frequentare la scuola, e molto spesso le bambine venivano prese in casa a lavorare.
“Scuola in Siam” (c. 1900) |
Il lavoro era però, perlopiù, quello dei campi, fatto di fatica e
collaborazione con i fidati bufali.
“Una fattoria rurale” (tardo 1890s) |
A proposito dei monaci, in molte cartoline vengono chiamati “bonzi”, ma
questo termine era prevalentemente usato dagli stranieri o da chi scriveva sul
Siam. Ma, anche al giorno d'oggi, questo termine è raramente usato, così come
quello di “preti”.
I monaci sono stati oggetto di molte fotografie e cartoline,
soprattutto riguardo ai loro pellegrinaggi di preghiera, a piedi scalzi e con
gli ombrelli per la pioggia. Molto di loro partivano in cerca della foresta per
la meditazione, ma all'epoca era sufficiente uscire da Bangkok per essere immersi
nella natura selvaggia.
“Bonzes en Voyage” (Bonzi in viaggio) (c. 1900) |
Un'ultima parola la spendo per la danza, che è tra le cose che mi
incantano di più della Thailandia.
In una cartolina del 1905 sono immortalati i danzatori siamesi del
dramma Manhora, una danza indigena del Sud della Thailandia.
Loro indossano abiti raffiguranti uccelli e narrano la storia della
Principessa che scese in terra per diventare umana.
Viene fatto notare come i danzatori siano a piedi nudi, poiché era
abitudine rimuovere le scarpe quando si entrava in casa – comunque nei
primissimi tempi nessuno indossava calzature.
In un'altra cartolina è rappresentata la danza Ramakien, la
versione Siam del Ramayana, una delle danze epiche più rappresentate, anche se
– data la sua lunghezza – raramente era danzata in tutta la durata.
Anzi, è scritto che questa danza poteva durare anche per giorni, e chi
vi attendeva, spesso, ne guardava solo delle parti per poi tornare a casa e
proseguire la visione il giorno dopo.
Nel caso le danze venivano ospitate nella corte reale, le danzatrici
donne si esibivano anche nei ruoli maschili, nel caso la performance avveniva
nella corte femminile, perché solo il Re era ammesso in questa area.
“Danzatori Siam” (c. 1905) |
"Danzatori classici Siam" (c. 1900) |
Sono state sufficienti poche cartoline per fare emergere queste storie. Perciò non smetterò mai di consigliarvi questi tipi di libri. Sembrano argomenti per collezionisti, ma non è così. Sono sempre porte che si aprono su culture e tradizioni. Dobbiamo solamente attendere che la cartolina giunga a noi.
Siamo ancora capaci di sapere aspettare?
Secondo me ne vale la pena.
Ci vediamo al prossimo viaggio nel tempo.
"Postcards of Old SIAM", Text by Bonnie Davis (Marshall Cavendish, 2005)
Porte aperte verso nuovi e vecchi mondi. Le fotografie dei danzatori e delle danzatrici sembrano dei lavori in filigramma. Straordinario, pensando anche all'epoca della loro realizzazione!
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