Sulla Manipolazione

Io rimango incuriosito e confuso nel vedere, molto spesso, le fotografie profilo di molte amiche e amici sui social network. Volti che faccio fatica a riconoscere.

La Fotografia quando è nata era uno strumento essoterico ed elitario, solo per pochi dotati di macchine e rullini, poi l'avvento del digitale ha trasformato la Fotografia in un più collettivo ed esoterico mezzo di condivisione di immagini, idee e visioni, ma sempre per le persone che possono permettersi macchine fotografiche e lenti spesso molto costose.

Non ci siamo fermati qui, i nuovi telefoni hanno annientato per sempre ogni aura essoterico-esoterica, adesso le fotografie sono a portata di tutti, non solo, ormai anche le app e i piccoli programmini di editing sono utilizzabili senza bisogno di anni di pratica su Photoshop o Lightroom. Ed ecco che per magia i volti diventano longilinei, magri, pelli bianchissime e asfaltate per rimuovere ogni piccola ruga, portando via anche le linee naturali dei nostri visi.

Inseguendo il sogno di vedere almeno in immagine la proiezione ideale dei nostri visi e corpi, un “selfie” da manipolare più per noi stessi che per gli altri. Non certo lo stesso significato artisitico dei “selfie” ante-litteram di Vivian Maier, una fotografa che se fosse vissuta ai giorni nostri forse se ne sarebbe fatti di selfie.
Ma la sua era pur sempre una ricerca artistica, oggi siamo più vicini alla magia da psicoanalisi più che alla teoria fotografica.

È impossibile non pensare al Dorian Grey di Oscar Wilde, icona di chi sacrifica la propria anima al diavolo per salvare in eterna bellezza il suo viso reale condannando la propria immagine dipinta a deteriorarsi ed invecchiare. Il tempo è sempre il fattore che muove ogni nostra paura, come scrive bene Italo Zannier nel suo saggio “La lanterna della fotografia – Dall'invisibile all'ignoto” (La nave di Teseo, 2017):

    “Foto-fania, o foto-apparizione, la tecnica attuale per cui le immagini vivono sul cellulare o nel computer, ma cessano di esistere appena lo strumento si spegne, se non vengono stampate su un supporto materiale”.


Noi esistiamo nello spazio delle nostre apparizioni online, cercando di tamponare i vuoti temporali che ci terrorizzano con immagini continue dei nostri volti manipolati, eternamente giovani e magri, senza nessun segno del tempo che passa, come un Dorian Grey al contrario: lasciando che siano i nostri volti reali ad invecchiare ed ingrassare a patto che le nostre immagini ci mostrino agli altri in tutta la nostra allucinata idea di bellezza.

Non come i ritratti di Vivian sulle vetrine dei negozi, ma come tanti Dorian Grey fragili e compulsivi. Evviva la fotografia! Evviva i telefoni cellulari! Ora noi siamo veramente eterni e splendidi, anche se solamente per il tempo in cui i nostri telefoni e computer sono accesi.

“I am jealous of everything whose beauty does not die. I am jealous of the portrait you have painted of me. Why should it keep what I must lose?” (The Picture of Dorian Grey, Oscar Wilde) 

“Autoritratto”, New York 1952-59 (c)Vivian Maier

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