Roma in tre giorni: Eid, Sikh e Tatuaggi



 

Vaisakhi Nagar Kirtan. Piazza Vittorio. Roma, 23 aprile 2023
 

Ci sono dei periodi in cui nell'arco di pochi giorni, se non nello stesso giorno, sembra accadere di tutto a Roma.

Festival, cerimonie religiose, eventi, si susseguono uno dopo l'altro, quasi ad incastrarsi e starvi dietro non è un'impresa facile.

Ma questo è il fascino della città che molto mostra ma che anche molto nasconde tra i suoi portoni e parchi.

Con ammaliante bellezza incanta con le sue immortale e celebri ricchezze storico e culturali mentre con l'altra mano copre alla vista dei più le fibrillanti meraviglie dei popoli che la abitano.



Come è successo nel lungo fine settimana che è iniziato venerdì 21 con la festa di Eid-il-Fitri, la fine del Ramadan, che ha colto un po' tutti di sorpresa perché si dava ormai per scontato che fosse il sabato seguente, visto che in Asia, e in Bangladesh anche, Eid si celebrava quel giorno. Invece, in accordo con la Grande Moschea di Roma, e l'Arabia Saudita, la fine del Mese Sacro del Ramadan è stata decisa per il venerdì.

Come ogni anno ho seguito e fotografato la preghiera della comunità del Bangladesh a Torpignattara, come faccio ormai da più di venti anni.

Questa volta concentrandomi sulle due piazze: la prima preghiera delle 8.00 di mattina a Largo Preneste con i fedeli della Greater Dhaka Somity e poi al Parco Sangalli, in Largo Raffaele Petazzoni con la Torpignattara Central Mosque.

Una lunga mattinata terminata con l'ultima preghiera alle 10.30, veramente partecipata e colorata come al solito. Alla fine, dopo gli abbracci e i saluti, ognuno si è goduto la festa tra un caffè al bar, i giochi nelle giostre con i bambini e i lunghi pranzi in casa o nei ristoranti della zona.

 

Eid-il-Fitr. Torpignattara. Roma, 21 aprile 2023


Neanche il tempo di rifiatare che la domenica seguente è stata veramente un tour de force sia per il fisico che per gli occhi.

All'ora di pranzo si è celebrato il Vaisakhi Nagar Kirtan.

Il 13 o 14 aprile è l'inizio del nuovo anno solare per la comunità Sikh (che significa “discepolo”), il giorno che commemora il battesimo dei “Panj Piare” (i cinque devoti) per mano del decimo e ultimo guru Gobind Singh, nel 1699, da cui deriva l'uso di prendere il cognome “Singh” (leoni) per gli uomini e “Khaur” (principesse) per le donne.

Un Sikh è un seguace del Sikhismo, una religione monoteista che ebbe origine nel XV secolo nella regione del Punjab nel subcontinente indiano nordoccidentale. Il termine “Sikh” ha la sua origine nelle parole sanscrite शिष्य (śiṣya; discepolo, studente) o शिक्ष (śikṣa; istruzione). Un Sikh, secondo l'Articolo I del Sikh Rehat Maryada (il codice di condotta Sikh), è “qualsiasi essere umano che crede fedelmente in un Essere Immortale; dieci Guru, da Guru Nanak a Guru Gobind Singh; Guru Granth Sahib; gli insegnamenti dei dieci Guru e il battesimo lasciato in eredità dal decimo Guru”.

Sikh si riferisce propriamente agli aderenti al Sikhismo come religione, non come gruppo etnico.

Come ogni anno, dopo che le persone si sono radunate nella piazza e hanno mangiato i piatti offerti dagli organizzatori, hanno pregato davanti al Libro Sacro prima di iniziare la processione – che è la parte più bella della festività.

Di solito, i membri della processione sono scalzi in ossequio al Libro. Allo stesso modo, molti si coprono la testa e indossano il colore zafferano o arancione. La strada prima della processione viene sgomberata dai Sewadars e inframmezzata dal gatka, le esibizioni di arti marziali e di combattimento dei sikh, le quali diventano la principale attrazione nel pomeriggio per affascinare i sikh e tutti coloro che sono stati calamitati dal trionfo di colori esploso nella piazza.



 

Vaisakhi Nagar Kirtan. Piazza Vittorio. Roma, 23 aprile 2023



Ma, questa volta, sono dovuto correre via alla fine della processione perché mi attendeva l'ultimo evento della giornata: il Festival Filippino dei tatuaggi, il “Dawdawan5” organizzato da POTA e ROMA GANG, giunto alla sua Quinta Edizione.

Un cambio di atmosfera e stato mentale da lasciare senza fiato, attenuato da una piccola pausa di un'ora per mangiare qualcosa e far riposare le ossa.

Dalla luce e il calore intenso del sole di Piazza Vittorio alle sale buie e fumose del CSA INTIFADA di Casal Bruciato.

Fino a tarda sera avvolti dalle coltri spesse di fumo, con le pareti a vibrare per la musica hip hop dei Roma Gang e le luci bianche ad illuminare la pelle disegnata dagli esperti tatuatori.

L'ultima fotografia scattata è stato uno sguardo fugace alla maglietta indossata da un ragazzo al bar. Il volto inconfondibile di Apo Whang-Od, conosciuta anche come Maria Oggay, la tatuatrice filippina di Buscalan, Tinglayan, Kalinga, “l'ultima” e la più antica mambabatok (tatuatrice tradizionale Kalinga) che fa parte del popolo Butbut del più ampio gruppo etnico Kalinga.

Un prezioso omaggio alla profonda cultura filippina, anche tra le rime e i bassi della moderna cultura hip hop.



 

“DAWDAWAN5”. CSA Intifada. Roma, 23 aprile 2023



 

Tutto questo è Roma, la mia Roma.

Caleidoscopio di religioni, popoli, volti, suoni e colori.

 

English version

Comments