Relativita' Degli Esseri Umani

“A guardare sempre dalla stessa parte,
il collo si irrigidisce.”
(Proverbio africano)

 

Rumpin, BogorIndonesia17 Settembre 2016

Gran bella chiacchierata ebbi un giorno con il mio caro amico Antonio, amante dei viaggi e dell'Asia come me, parlando dello stile di vita completamente diverso dei coltivatori in Filippine o Thailandia, Vietnam. 

Mi dice: “Il mondo è una palla che gira, dove noi siamo solo un puntino; ci sentiamo così importanti con i nostri valori, presuntuosi con la nostra Coca Cola, McDonald e puzza dei motorini, con cui contaminiamo l'Asia. Ma a loro di noi non frega nulla, vivono benissimo e meglio anche senza i nostri supposti valori da occidentali. Siamo solo puntini insignificanti. Tutti dovrebbero viaggiare, ma non per collezionare cartoline dei posti dove sono stati, ma per capire questa profonda e spietata realtà.”

 

 

 

Parole sante amico mio, la penso assolutamente come te. È  vero che la nostra coscienza di esseri umani si forma grazie all'incontro con gli altri, ma spesso agli altri di noi non importa un fico secco. Della nostra grande cultura occidentale, dei nostri Omero, Platone, Dante, Michelangelo, Pasolini, a chi pianta ogni giorno con metodica cura piantine di riso per ore e ore non gli frega niente.

Come mi disse un giorno un agricoltore in un villaggio sperduto tra le risaie in Indonesia: “Io mi sveglio all'alba, vado a raccogliere cetrioli tutto il giorno, torno a casa al tramonto del sole, mangio, prego e dormo, e domani stessa cosa. Non ho televisione o smartphone, ma neanche lo stress da traffico di chi vive a Jakarta, e posso ancora lavare la frutta con l'acqua del ruscello che mi scorre davanti casa. Chi sta meglio di me?”

 


Il mondo è una palla che gira dove noi siamo un puntino relativo, c'è o non c'è a nulla importa. Questo dovrebbe essere sempre il punto di vista di chi visita gli altri paesi o incontra le persone straniere nelle nostre città. Non sta scritto da nessuna parte che noi siamo meglio di loro. 

Roma,  17 Settembre 2017



 

Post scriptum:

Questa che avete letto era la conclusione del mio libro “Sweet Light”. Un pensiero del 2017 che tuttora condivido appieno, e non cambierei di una virgola. 

Questi ultimi tre anni, fatti di molti viaggi e incontri, mi hanno confermato ancora una volta quanto avevo scritto. 

Dovunque noi andiamo portiamo la nostra storia personale e la cultura, ma non esiste una migliore o superiore ad un'altra. Avere incontrato un Re in Malesia non mi ha fatto sentire inferiore, così come aver incontrato le persone che vivono negli slum di Dhaka non mi ha reso superiore.

Io stesso non so più bene a che cultura o identità appartengo. Ormai non so più che rispondere quando mi chiedono da quale paese provengo, e il mio linguaggio è un setaccio di termini di diverse lingue. È come trattenere il fiato ed inspirare: senti l'aria che entra di getto e va a perdersi in un punto piccolo in fondo alla gola, ma poi quando rilasci il respiro, tutto esce fuori di te e si espande fuori.

 


Mi viene in mente una bellissima frase di Tiziano Terzani, uno dei più famosi viaggiatori e giornalisti italiani, che spese tutta la vita a documentare i conflitti in ogni parte del mondo, soprattutto in Asia; il suo ultimo libro fu un lungo dialogo con il figlio a cui fece il resoconto di tutta quella che era stata la sua esistenza, ad un passo dalla morte, ed una delle ultime frasi fu questa: “Io sono stato tante cose, ma alla fine non sono stato nessuno.”

Anche io sento la mia vita essere arrivata vicino alla riva, la vedo da lontano. Ho già iniziato a prepararmi all'addio, e non sono triste.

È proprio vero, alla fine non sono nessuno, ed è questo forse la ricchezza più grande, l'insegnamento più importante che ho avuto nella mia vita, così  come insegnava Socrate all'inizio della storia umana: “È sapiente solo chi sa di non sapere.”



Se devo scegliere  un momento che ferma nel tempo tutto il significato della mia esistenza è ancora quello: io seduto con quell'agricoltore in Indonesia, sotto la veranda di casa sua, dopo aver fotografato tutta la mattina piantagioni, bufali e ruscelli d'acqua, lontano da ogni cosa e così vicino alla loro essenza.

Gli insegnamenti più preziosi, a volte, si trovano nelle sembianze e nei luoghi più impensati. 

 

Tiziano Terzani: “La fine è il mio inizio” (Longanesi, 2006)

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