Suor Stella Matutina. Roma, Novembre 2015 |
È stato nel 2015 che sono venuto a conoscenza, per la prima volta,
della questione dei Lumad.
Fu grazie ad un incontro organizzato dalla sezione romana di
Umangat-Migrante, che lotta da sempre in difesa dei diritti umani e dei
lavoratori filippini nel mondo.
L'incontro ospitò, in concomitanza con la Global Week of Action per i
diritti dei Lumad di Mindanao, gli interventi della Dott.sa Angie Gonzales
della ICHRP – International Coalition for Human Rights in the Philippines, e
Suor Stella Matutina, Presidente dell’Associazione di Suore di Mindanao SAMIN
(Sisters’ Association of Mindanao), e Segretario Generale del gruppo di difesa
per l’ambiente Panalipdan! Mindanao.
Fu allora che la suora benedettina, premiata il 10 dicembre di
quell'anno a Weimer (Germania) con l’Award for Human Rights, raccontò cosa
stesse accadendo alla popolazione indigena nel sud delle Filippine.
In tutte le Filippine esistono circa diciotto gruppi indigeni, chiamati
Lumad, ma la persecuzione in atto è ai danni dei Lumad delle Filippine
meridionali, con oltre quarantamila Lumad allontanati dalla proprie terre di
origine da una forte militarizzazione di quelle zone; si contano più di venti
gruppi paramilitari in azione: gli Alamara, i Magahat, i Tribal Warriors, i
Bagani Force, i BULIF e molti altri, incaricati di distruggere scuole,
fattorie, cliniche, al fine di allontanare le comunità indigene che non si
piegano alla volontà delle multinazionali.
Sempre la suora ci informò, spesso con la voce spezzata dalla rabbia e dalla
lacrima, di come dei trenta milioni di ettari di terra, otto milioni siano
stati dati in concessione dal governo alla produzione di olio di palma. Di come
Mindanao sia ormai in mano alle multinazionali estere, e di come il riso che vi
si produce sia per le esportazioni e non per nutrire la popolazione filippina.
Tutto questo grazie alla legge del 1995, la “Mining Act”, con cui il governo ha
venduto queste terre alle compagnie estere, per farci piantagioni da
esportazione o campi da golf, e grazie alla quale le stesse multinazionali
possono cacciare le popolazioni che vi risiedono da sempre.
Questo è il motivo che spinge i Lumad a lottare: “Loro sono poveri,”
disse Suor Stella, “non hanno dottori, scuole, strade, hanno solo la loro
terra con cui vivono in perfetta ed ancestrale simbiosi, ma sono stati
abbandonati dal governo, anzi sono stato venduti.”
I Lumad sono una popolazione pacifica, non sono ribelli come continuano
ad essere identificati (la stessa suora ha sul capo tre condanne: detenzione
illegale, traffico di esseri umani e sequestro di bambini, nonché l’accusa di
essere una ribelle), sono costretti a difendersi da uno stato che invece di
mandare medicine o costruire scuole, manda soldati per eliminarli. All'epoca
erano cinquantotto i Lumad uccisi durante il mandato del Presidente Aquino III,
senza che siano mai stati arrestati gli assassini. E molti ricorderanno anche
l’uccisione di Padre Fausto Tentorio, dell’istituto pontifico PIME, assassinato
a cinquantanove anni nell’ottobre del 2011 in quelle terre dopo ventidue anni
al servizio della popolazione dei Lumad, grazie al quale furono costruite
ventinove scuole.
Quella loro visita a Roma si concluse con la Dott.sa Angie Gonzales,
due rappresentati di Umangat-Migrante ed io negli uffici del portavoce di
Amnesty International Italia, Riccardo Noury, per provare a lanciare una
campagna a difesa di Suor Stella Matutina e dei Lumad.
Nella sede di Amnesty International Italy con il portavoce Riccardo Noury. Roma, Novembre 2015 |
Sono trascorsi cinque anni e dei Lumad non si è mai più sentito
parlare, perciò mi è sembrato giusto, in occasione anche della Giornata dei
Diritti Umani lo scorso 10 dicembre, di provare a capire cosa è successo in
questo lungo arco di tempo.
Ne parliamo con l'avvocato Czarina Musni, che ha a cuore la loro causa.
Innanzitutto, grazie Czarina, per il tuo tempo. Raccontaci un po' di te.
Grazie, Stefano, per avermi ospitato. Questa è una buona opportunità per esporre l'attuale situazione dei Lumad di Mindanao sotto il regime repressivo del presidente Duterte. Come hai detto correttamente, sono un avvocato nelle Filippine, con il focus principale sulla difesa dei diritti umani. Sono membro dell'Unione Nazionale degli Avvocati dei Popoli (NUPL) e dell'Unione degli Avvocati dei Popoli a Mindanao (UPLM), entrambe organizzazioni di avvocati per i diritti umani, studenti di giurisprudenza e assistenti legali, impegnati nella difesa, protezione, e promozione dei diritti umani soprattutto dei poveri e degli oppressi. Come organizzazione, forniamo servizi legali pro bono ai settori emarginati della società filippina, collettivamente o nelle loro capacità individuali, nell'affermazione dei loro diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.
Czarina Musni. Mindanao, 2017 |
Come ho scritto, non ho più avuto notizie sui Lumad dal 2015. Cosa è successo in questi anni?
Nel 2016, quando Duterte è salito al potere, i Lumad e i suoi sostenitori nutrivano grandi speranze che le questioni che li riguardavano, in particolare l'invasione dei loro domini ancestrali da parte di progetti di “sviluppo”, avrebbero ricevuto molta attenzione e risolutezza per affrontare i problemi con soluzioni quanto più concrete, genuine e culturalmente relative possibili. Tali grandi speranze derivavano dalle azioni e dalle dichiarazioni passate di Duterte quando era ancora sindaco di Davao City, che hanno mostrato il suo affetto piuttosto sincero per i Lumad. Quindi, è lecito affermare che tali grandi speranze fossero fondate su basi realistiche.
Legge marziale a Mindanao.
Tuttavia, nel 2017, tali grandi speranze alla fine svanirono,
specialmente quando l'amministrazione Duterte affrontò a muso duro i Lumad:
infatti, lui e le sue corti decisero di estendere la legge marziale a tutta
Mindanao per un altro anno. Ciò che inizialmente era inteso a combattere il
gruppo terroristico del Maute che ha lanciato diversi attacchi in alcune parti
di Mindanao meridionale, la legge marziale di Duterte si è evoluta in un
programma di contro-insurrezione per affrontare la ribellione di lunga data del
Partito Comunista delle Filippine e del suo braccio armato, il New Peoples’
Army (CPP-NPA). Ciò ha influito negativamente sulle comunità Lumad in tutta
Mindanao, che sono state poi etichettate come membri o sostenitori degli NPA,
che vagavano per le montagne di Mindanao, che erano – non con sorpresa –
all'interno dei domini ancestrali dei Lumad. Pertanto, qualsiasi tribù,
qualsiasi leader, qualsiasi membro tribale che rivendichi i propri diritti, la
propria terra e la propria vita, viene automaticamente collegato alla
ribellione, etichettato in rosso e peggio, etichettato come “terrorista”.
E cosa succede se una tribù, un leader o uno dei suoi membri sono
legati alla ribellione, o etichettati in rosso o etichettati come “terroristi”?
L'intera tribù, il leader o il membro saranno sottoposti a una forte
sorveglianza al punto da limitare le loro azioni, le loro comunicazioni e le
loro decisioni. E questo può mettere a dura prova la loro lotta collettiva per
affermare ed esercitare il loro diritto all'autodeterminazione come popolazioni
indigene.
L'opinione pubblica in Filippine è migliorata o peggiorata in questi anni, riguardo alla questione dei Lumad?
Penso che questo sia relativo alle proprie prospettive. Alcuni vedono i Lumad come “manipolati” dallo Stato o dal CPP-NPA. Per me, il fatto che le questioni dei Lumad siano ora ascoltate e discusse, è già un miglioramento della percezione pubblica dei Lumad quando le loro storie e le loro lotte sono state respinte e ignorate per molto tempo. Ora vedo che le questioni dei Lumad e delle nostre minoranze nazionali stanno occupando spazio nella coscienza pubblica e stanno facilitando la loro strada verso l'influenza politica e la loro difesa. E questo è importante.
Ci sono altre tribù locali in Filippine che stanno soffrendo le
stesse vessazioni dei Lumad?
Sì, le minoranze nazionali che provengono da Luzon, come gli Igorot, e da Visayas, come i Mangyans, condividono le stesse lotte dei Lumads a Mindanao. Lo stesso vale per le comunità musulmana nel sud di Mindanao. Queste minoranze affrontano un'aggressione al loro sviluppo nella misura in cui i loro domini ancestrali sono implicati nel rischio di perdere il loro patrimonio culturale e tradizionale unico.
Le multinazionali estere in Filippine continuano il loro sciacallaggio dei terreni e delle risorse del tuo paese, anche adesso con una presidenza molto più nazionalista?
Prima di tutto, non credo che abbiamo una “presidenza nazionalista” di cui parlare. Con la compiacenza dell'amministrazione Duterte di fronte all'invasione cinese delle nostre acque filippine nel Mar delle Filippine occidentali non c'è nulla di nazionalista nella sua presidenza, quando non è nemmeno in grado di difendere il territorio e la sovranità filippina, nonostante la sentenza della Corte permanente di arbitrato nel 2016 a favore delle Filippine su questo particolare problema. Tornando alla tua domanda, la risposta è affermativa. Le multinazionali continuano a saccheggiare le terre e le risorse del nostro paese attraverso concessioni minerarie e di disboscamento e piantagioni aziendali e le sue espansioni.
C'è stato aiuto dall'estero in tutti questi anni?
Sì, e sempre di più. E recentemente è l'aiuto della comunità internazionale che chiediamo, vista l'inettitudine dell'attuale amministrazione Duterte. Siamo grati alle Nazioni Unite per aver dedicato del tempo a esaminare il peggioramento della situazione dei diritti umani nelle Filippine che coinvolge non solo i Lumads, ma tutti i settori della società. Siamo grati per la solidarietà incrollabile delle organizzazioni internazionali della società civile e degli individui (come te, Stefano) con i Lumads e il popolo filippino in lotta. In questi tempi bui della storia filippina, abbiamo bisogno di tutto il supporto, locale e interno, che possiamo ottenere.
Nel bel libro “Bayi – Stories of Lumad Women”, la Bibiyaon Likayan
Bigkay, una delle più famose leader Lumad di Mindanao, a ben 92 anni nel 2016,
scrisse: “Siamo come una scopa, abbiamo poco potere come individuo, ma
legati insieme possiamo spazzare via le tante erbacce che sono cresciute
intorno alle nostre terre. Questa è l'unità che abbiamo raggiunto con successo
e da cui dipendiamo continuamente. Questa è la nostra sfida.”
Cosa ne pensi?
Sono assolutamente d'accordo. Bae Bibyaon è una leggenda vivente che ha visto il potere e la magia dell'azione collettiva. I Lumads si muovono collettivamente e come tali ottengono forza nel loro numero. Questa è una delle loro belle caratteristiche da cui possiamo apprendere una o più lezioni.
Per finire, quale è la tua speranza, per i Luad e il tuo
bellissimo paese?
La mia fervida speranza per i Lumads è che venga loro accordato il rispetto e la dignità che ogni persona, ogni comunità giustamente merita, specialmente perché siano popoli indigeni il cui stile di vita è radicato nella natura; e sappiamo tutti quanto una vita del genere brulichi di saggezza, tanto necessaria nella società odierna.
Maraming salamat amping!
(Grazie mille, e fai attenzione!)
“Bayi – Stories of Lumad Women” (Karapatan\Tanggol Bayi, 2016) |
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