Piazza Vittorio. Roma, 10 aprile 2022 |
Lo Sri Lanka sta affrontando, a causa di una crisi valutaria, la recessione economica peggiore da decenni che sta portando il paese in bancarotta, con un'inflazione schizzata al punto da causare carenza di carburante e interruzioni di corrente che hanno costretto molte attività a chiudere i battenti.
In aggiunta a questo ci sono stati drastici tagli alle tasse che hanno
esaurito le entrate del governo, un ritardo nel chiedere aiuto al Fondo
monetario internazionale (FMI), con l'aggravante della pandemia di COVID-19 che
ha decimato il settore turistico chiave dello Sri Lanka: le riserve estere del
paese sono crollate di oltre il 70%.
La rabbia che sta montando il tutto il paese è rivolta verso Rajapaksa,
72 anni, che ha vinto la presidenza nel 2019 con un ampio margine e il cui
partito ha ottenuto una maggioranza di due terzi in parlamento meno di un anno
dopo, grazie al quale Rajapaksa ha potuto nominare suo fratello Mahinda
Rajapaksa come primo ministro e di modificare la costituzione per rafforzare i
poteri del presidente; oltretutto ha assegnato delle posizioni chiave nel suo
gabinetto, inclusi i portafogli finanziario, agricolo e sportivo a membri della
sua famiglia.
Il popolo si è sentito profondamente deluso per la fiducia rivolta
durante le votazioni a Gotabaya e Mahinda Rajapaksa, specialmente dopo la serie
di attentati di ispirazione ISIL che uccisero almeno 250 persone nel 2019; anche perché i fratelli avevano supervisionato
la sconfitta militare di Separatisti tamil nel 2009 dopo 26 anni di sanguinosa
guerra: Mahinda era il presidente all'epoca e Gotabaya il segretario alla
difesa.
Ciò che ha fomentato la rabbia dei manifestanti è stato anche il
rifiuto del governo Rajapaksa di ascoltare le preoccupazioni del popolo, anzi,
quando le persone hanno iniziato a scendere in piazza ai primi di marzo sono
stati liquidati dal governo come “terroristi”, dichiarando addirittura lo stato
di emergenza e il coprifuoco quando le proteste si sono intensificate in tutto
il paese, anche se poi è stato costretto ad annullare queste misure estreme.
Al Galle Face Green, sul lungomare di Colombo, studenti, insegnanti,
avvocati, attori e architetti per la prima volta hanno cantato “Gota pazzo” e
“Vai a casa Gota”, riferendosi al soprannome del presidente.
Da allora anche la diaspora srilankese ha iniziato a radunarsi in varie
città per unirsi alla protesta, da New York fino in Italia, in contemporanea nelle
principali città.
A Roma, la più grande è stata organizzata domenica 10 aprile a Piazza
Vittorio dal Fronte di liberazione del popolo (JVP - Sri Lanka) Comitato in
Italia.
Così riporta il loro comunicato stampa:“Dalla cosiddetta indipendenza dalla Gran Bretagna fino ad oggi i governi borghesi non hanno lavorato per gli interessi del popolo Sri Lankese, ma solo per quelli dell’imperialismo. Quindi hanno sempre seguito i consigli della banca mondiale, del fondo monetario internazionale ecc.
Il risultato di queste scelte è che oggi
socialmente, economicamente e politicamente il paese si trova in una situazione
disastrosa: siamo una nazione che non produce niente, tutto viene importato,
abbiamo soltanto debiti verso l’estero. Infatti i governi borghesi contraendo
dei debiti dall’estero facevano progetti inutili, con i quali i politici si
arricchivano rubando, tramite commissioni di migliaia di dollari. Ora non
abbiamo valuta estera per pagare i debiti e per importare alimentari, medicine,
carburante ecc.
L’attuale presidente e il suo governo familiare
sono andati al potere sfruttando la propaganda razzista contro le minoranze.
Però, nel giro di due anni, questo governo ha dimostrato la sua incapacità a
risolvere i problemi del popolo.
Per questo motivo la gente volontariamente sta
scendendo in strada per chiedere le dimissioni del presidente e del governo
corrotto. Il governo invece di ascoltare il popolo e risolvere i problemi della
gente, sta reprimendo manifestanti e attivisti usando lo stato di emergenza e
altre leggi repressive. Stanno minacciando e attaccando i nostri compagni e in
generale i lavoratori.”
La protesta è stata pacifica e con una numerosa partecipazione,
purtroppo nel completo disinteresse dei media locali.
Però è giusto non lasciare nell'ombra il destino di un paese che sta
sprofondando nella crisi, e quello del suo popolo che vive e lavora nelle
nostre città.
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