“Kampungku Indonesia”, il primo libro



Surabaya, 3 settembre 2016. Photo by Eric Ireng

Fu il giugno del 2016 quando uscì “Kampungku Indonesia”, per Mizan, uno dei più importanti editori in Indonesia. Furono stampate 2000 copie.

La prima volta che strinsi il libro tra le mani fu ad aprile del 2016, ed era ancora la copia dummy: il mio editore Yuliani Liputo me lo portò alla Children Books Fair di Bologna.

Ancora lo conservo gelosamente con tutti i commenti e gli auguri scritti a penna nella prima pagina interna da tutti gli amici del padiglione dall'Indonesia. Fu una cosa talmente carina che decidemmo di stampare il libro con le prime pagine contenenti tutti quei messaggi.




Di libri ne sono arrivati altri negli anni ma questo rimane sempre il mio primo amore, il primo figlio.

Raccoglie le fotografie scattate nei miei primi due viaggi in Indonesia, nel 2010 e 2014.

Per molti indonesiani il titolo era ingannevole perché non vi era rappresentata l'intera Indonesia ma solo Giava, e quasi solamente la parte occidentale. Ma per me era la “mia” Indonesia, il “mio” kampung – appunto Kampungku.

Con Yuliani ci conoscevamo già dai primi anni, ed essendo un'amante della fotografia e abile editore fu lei a voler provare questa avventura editoriale: i kampung visti da un occhio occidentale, ma dal cuore asiatico.

 

Il libro ha avuto fortuna e ne ha anche portata a me.

Ha girato per molte università in Indonesia, negli anni, mi hanno intervistato nelle riviste fino al punto più alto, forse, l'apparizione in TV al Kick Andy Show nel 2016, uno dei programmi con maggior seguito in Indonesia, dove mi sono ritrovato a cantare pure una canzone in lingua sundanese.



Ed è stato anche un ponte per una parte importantissima della mia vita. Perché fu proprio grazie a questo libro che ebbi l'opportunità di vivere ed insegnare per due anni in Malesia.

Fu durante la Fiera del Libro di Francoforte, nell'ottobre del 2016, quando vidi una donna sfogliare il mio libro e piangere. Lei era Puan A'watif, il capo editoriale dell'Università USM a Penang, in Malesia, e quando le chiesi perché piangeva mi rispose perché queste fotografie le riportavano alla memoria il suo passato, un passato che stava andando ormai scomparendo in Malesia.

Da quel momento nacque la nostra forte amicizia e fui ospite nell'università, nel 2017, proprio grazie a lei, per una talk sul potere simbolico della Fotografia: l'anno dopo ero parte di quell'università e della casa editrice.



Se riguardo quelle foto, ovviamente, vedo delle ingenuità; avevo appena iniziato a fotografare, nel 2010. Però, ancora molte di quelle foto sono tra le mie preferite di sempre, e soprattutto è un libro in cui si vede palesemente il suo cuore battere. È un libro sincero.

Quando mi chiedevano perché amassi tanto la zona sundanese di Giava, ho sempre risposto perché sentivo che in una vita precedente ero uno di quei bambini che correvano sorridenti sui costoni in terra tra le risaie a Majalengka o Karawang. In quelle fotografie coloratissime ancora mi ci rivedo. Dopo dieci anni.

Sono sempre là.

 

Perché scrivere queste righe proprio adesso?

Proprio perché parlando con Yuliani ho scoperto che in magazzino sono rimaste le ultime 100 copie.

Wow! 1900 copie vendute! Non lo avrei mai immaginato.

Ormai costa meno di un pacchetto di sigarette, ma ancora qualcuno, ogni tanto, mi manda una foto con il libro appena comprato, o con un bambino piccolo che lo sfoglia. Perché è stato un libro che è piaciuto anche ai bambini, e questo forse è la cosa che mi fa più piacere.

 

A breve sarà un libro fuori catalogo, raro. E chissà se ci sarai mai un “Kampungku Indonesia, Vol.2”

Ce ne sono ancora 100.

Il mio bimbo preferito ha quasi compiuto il suo cammino.

Orgoglioso di lui.


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