Roma, 9 febbraio 9, 2022 |
Uno degli aspetti più belli, emotivamente
parlando, del mio lavoro è quello di essere testimone e parte della vita delle
persone a noi care.
Nascite, matrimoni, anniversari, lauree,
compleanni...
La nascita di un figlio, però, rimane di
certo uno dei momenti fotografici più potenti e indimenticabili. Per me come
per chi lo vive e lo ricorderà attraverso le mie fotografie.
Se a questo si aggiunge il fatto che come protagonista
è una delle mie più care amiche, allora il valore raddoppia.
Ilaria, che quando terminò uno dei miei
primissimi corsi di Fotografia nel 2014
mi promise che non mi sarei liberato facilmente di lei. E così fu.
Da allora ci è sempre stata e io per lei.
Ancora mi chiama “maestro” e questo mi fa profonda tenerezza.
Perciò assistere al battesimo della sua prima bambina è stata una grande emozione.
Ilaria |
Ilaria e Moussa (Musa in lingua wolof). Una
delle tante – per fortuna – coppie miste in Italia.
Uniti dall'amore per l'Africa.
Perché Moussa, il marito, viene dalla città
di Rufisque, in Senegal, ed ormai vive a Roma da oltre dieci anni e Ilaria ha
l'Africa nel sangue.
Si sono conosciuti grazie ad un'amica che
era presente anche il giorno del battesimo.
Loretta, questo il suo nome, in previsione
di un viaggio per il Senegal volle studiare la lingua wolof, perciò conobbe
Moussa che divenne il suo insegnante. Loretta ama lavorare la pelle e
realizzare prodotti da vendere nei mercati o nelle fiere artigianali, e fu
grazie ad un portachiavi in pelle con la bandiera del Senegal che Ilaria la
conobbe nel 2017, alla scuola Carlo Pisacane durante la festa “Taste The
World”. Quando le chiese del perché di quella bandiera Loretta le raccontò delle
lezioni di lingua wolof e visto che anche Ilaria stava cercando un insegnante,
lei li mise in contatto.
Era il giugno del 2017 quando si conobbero
la prima volta via messaggio. Ad agosto si incontrarono di persona e il gennaio
del 2018 erano in Senegal per il matrimonio.
Ilaria e Loretta |
È grazie a Ilaria che l'Africa è entrata un
po' nella mia vita.
Come io amo l'Asia lei ama visceralemente
quel continente e collabora anche con una Onlus “Energia per i Diritti Umani”
che ha delle sedi in Africa.
In Senegal, oltretutto, già ci era stata
altre quattro volte oltre l'anno del matrimonio: la prima volta nel 2011, e nel
2015 ci andò addirittura in macchina dall'Italia.
Mi ricordo quando mi mandava le fotografie
dal Senegal, per farmi godere di quei colori e quei visi bellissimi. Moussa era
partito un mese prima di lei perché non tornava a casa da sette anni, lei lo
raggiunse e si sposarono, dopo quattro giorni, in moschea il 25 gennaio del
2018 con una grande festa a casa della sorella maggiore di lui, Faatu.
L'ultima viaggio fu nel 2020 dove rimasero
bloccati per sette mesi a causa della pandemia.
Ed eccoci giunti al presente, quando
qualche mese fa, in una delle nostre famose cene con la nostra carissima amica
e compagna di corso Marzia, che Ilaria mi chiede: “Non noti nulla di diverso?”
E quando te lo chiede una donna o è andata
dal parrucchiere o è incinta.
Poi, nonostante gli impegni di lavoro,
abbiamo fatto appena in tempo a fare alcuni scatti al Parco degli Acquedotti
una settimana prima di partorire.
Ed ecco venire al mondo la nostra piccola
Faatu, come la sorella di Moussa: il 2 febbraio alle ore 01.08, con i suoi 3260
grammi e 52 centimetri. Faatu è una variante del nome swahili Fatoumata, che è
a sua volta la versione africana di Fatimah, una delle donne più importanti
nell'Islam, ultima figlia del Profeta.
Parco degli Acquedotti. Roma, 23 gennaio, 2022 |
Il 9 febbraio c'è stato, in presenza
dell'imam Souleyman, il battesimo islamico ufficiale, l'aqiqah, che in wolof si
chiama ngentè, mentre il momento dell'assegnazione del nome si dice Tuddu,
da tud che significa nome, ovvero pronunciare il nome.
Gli amici senegalesi si sono raccolti per la cerimonia, in presenza anche di Loretta e della madre di Ilaria, visibilmente commossa durante le parole di profonda stima e affetto nei confronti della neo mamma da parte dei connazionali di Moussa.
Due madre |
Dopo che l'imam, per primo, a bisbigliato
all'orecchio della bambina l'Adhan e l'Iqamah (quando la preghiera sta per
iniziare, si recita l'Iqamah, che è un'indicazione che l'imam ha preso il suo
posto rivolto verso la Ka'bah ed è pronto per iniziare la preghiera. L'Iqamah è
una versione più breve dell'Adhan, che è il richiamo per i fedeli alla
preghiera), ognuno dei presenti ha preso tra le mani Faatu e ha recitato le
preghiere private per lei.
L'imam mi ha racontato che, in Senegal,
questa cerimonia è più complessa, si tagliano i capelli del bambino e si offre
in sacrificio una pecora.
Terminata la cerimonia si sono alternati
gli amici durante il giorno.
Un dolce momento privato in una delle tante
case di Roma.
Celato dietro i vetri delle finestre.
Un angolo di Africa sulla Via Tuscolana.
Ti facciamo tanti auguri per una vita ricca
di Luce cara piccola Faatu.
P.s.
Il 7 febbraio il Senegal vince per la prima
volta la Coppa d'Africa, battendo l'Egitto. Miglior benvenuto al mondo non
poteva esserci, leoncina!
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