Come ti potrei chiamare? - Seconda Parte


©Olivier Follmi

Prie Nuhu,

ti scrivo solamente oggi che sono tornata a casa.

È nata nostra figlia!

La mia gioia è incontenibile. Hai visto quanto è bella!

Adesso però sono molto stanca.

Lacerata dalla felicità e dalla tristezza che non sei riuscito a venire ad assistere alla sua nascita, come se i miei polsi fossero legati con le corde a due carri che procedono in direzione opposta.

Lo so, hai iniziato a lavorare da poco – me lo hai detto – e non puoi prendere ancora giorni di vacanza.

Che dolore immenso penso tu stia provando: anche tu, come me, tirato dai carri.

Il mio amore per te è quintuplicato immaginando il sacrificio che stai compiendo per la nostra vita insieme.

Siamo cresciuti con la paura instillata nei confronti di decine e decine di demoni raccontati dai nostri genitori: i khya, i lakhe, i bhut, i pret, i rakshas...

Ma nessuno di loro ci mise in guardia, all'epoca, su ciò che veramente terrorizza e schianta il cuore: la paura di perdere le persone che amiamo. Di non poter essere presenti quando hanno bisogno di noi. Di non poter condividere con loro le gioie e le sofferenze. I veri demoni sono quelli che partorisce il nostro cuore.

Avevo quasi timore a chiamarti per fartela vedere.

Infatti non saprò mai se le lacrime che ho visto inondare i tuoi occhi sgorgassero dalla fonte luminosa del cuore o dai suoi anfratti oscuri.

Sono strane le lacrime umane. Senza una parola che le spieghi è impossibile capire se prevalga in loro la luce o il sale.

Ora comincio a perdere le forze anche nella mano. Voglio solo dormire abbracciata a lei.

Che il mio calore possa scaldarti nel freddo autunno di Berlino, amore mio.

La tua Lumanti.”


Prie Nuhu,

finalmente abbiamo celebrato, questa mattina, Nwaran, la festa del nome nel suo ottavo giorno di vita: l'abbiamo chiamata Maiju, come era nei nostri desideri.

Sin dal tardo pomeriggio di ieri la casa e il cortile sono stati un viavai di donne che sono venute ad aiutare tua madre a cucinare. Lei mi ha obbligato a rimanere in camera a riposare.

Sono state tra le ore più belle, con la nostra piccola avvolta nella coperta tra le mie braccia; il suo viso sembra un bocciolo di rosa bianca. Solo poter annusare la sua fronte mi dà ebrezza.

Ma ha preparato con cura l'angolo per la puja, stendendo un foglio di giornale sul tappetto e collezionando uno ad uno tutti gli oggetti per la cerimonia, in attesa dell'arrivo del Pujari*.

Io ero seduta sul divano blu dondolando nostra figlia tra le braccia e contando mentalmente ogni cosa che tua madre preparava.

Gli utensili in rame, la lampada ad olio, il legno di sandalo bianco, i semi di sesamo, il cocco kalash, la cagliata, il riso secco, i sel roti, il latte, il miele, l'incenso, la noce di araca, i tapari, le pancha-pallava – le cinque diverse foglie, il Puja Vasthra da far indossare alla bambina, la polvere rossa per la tika. Poi ha preso nostra figlia e le ha lavato con cura la testa sopra una tinozza di ferro.

Dovevi vedere quante volte le ha passato la mano bagnata sui capelli neri, e che sorriso che aveva! Sembrava specchiarsi sulla superficie di un lago di gioia. Tuo padre in piedi osservava vicono alla porta, guardando ansioso verso l'entrata e il cortile.

Al suo arrivo il Pujari ha iniziato a preparare per la puja.

D'accordo con il Nakshatra, il quadro astrologico di nostra figlia, ho potuto finalmente bisbigliare al suo orecchio il nome, Maiju, ed il mio cuore è esploso in una ghirlanda di fiori.

Mentre il brahmino prima, poi tua madre, e tutti gli altri in fila festeggiavano Maiju con le loro dita tinte di vermiglio e riso colorando le sue bianche guance e la fronte, io mi sentivo come Yasoda che guarda nella bocca di suo Figlio Krishna e ci vede lo spazio, le montagne, le isole, gli oceani, i pianeti, l'aria, il fuoco e le stelle...

Ero, e sono, completamente rapita dalla sua bellezza.

Nessuna fotografia che ti mando potrà mai catturare il suo odore, la luce negli occhi, la sensazione della sua manina che stringe il mio dito.

Anche se so che queste parole ti feriscono nello stesso attimo in cui ti fanno piangere di felicità.

Finalmente una parte di te è tra le mie braccia. È come essermi svegliata da un bellissimo sogno e non voglio più addormentarmi per proteggere quel sogno.

Mentre il Pujari mi segnava la fronte di vermiglio e lasciava cadere i petali rossi sulla mia testa io vedevo te, seduto proprio di fronte a me a gambe incrociate, con la casacca bianca e rossa, il volto luminoso e gli occhi appuntiti.

Poi la stanza si è riempita di tutti coloro che sono venuti a rallegrarsi con la nostra famiglia, a mangiare, a prendere in braccio Maiju, e tu sei svanito. Sei tornato nello scrigno segreto del mio cuore.

Terminata l'invocazione a Ganesh e Lakshmi, il Pujari è uscito a spargere i petali nel cortile vicino agli alberi e tutti hanno iniziato a mangiare e a cantare fino a notte fonda.

È stata una lunga giornata. Una delle più belle dopo il giorno del nostro matrimonio e quella della sua nascita.

Ora nostra figlia ha il suo nome.

La tua Lumanti.”


Nepal (dettaglio). ©Andrea Pistolesi


Prie Nuhu,

ti racconto questo.

Ieri sera non riuscivo a prendere sonno. Maiju piangeva in continuazione.

Io ero turbata perché mentre stavo pregando, concentrata sull'odore acre dell'incenso, un latrato di cane è piombato dalla valle nella stanza dalla finestra aperta. All'improvviso il mio cuore ha iniziato a battere come se volesse uscire dal choli.

Ho avuto un pessimo presentimento e poi nostra figlia non faceva altro che piangere.

Mentre il senso di angoscia si arrampicava dentro di me la porta si è aperta ed è entrato tuo padre. Reggeva in una mano un piatto di malpa e nell'altra impugnava un dhamaru.

Si è seduto vicino a nostra figlia distesa sul letto e ha iniziato a roteare il giocattolo di legno facendolo battere ritmicamente intanto che con le dita grattava il petto della bambina.

Maiju ha smesso di piangere. Veramente!

Lui mi ha guardato un attimo e mi ha indicato il piatto sul tappeto: “Mangia. Sono appena fatti.”

Ero come pietrificata dalla dolcezza.

Mentre addentavo il pane fritto osservavo tuo padre avvicinare il volto rugoso cotto dal sole su quello di nostra figlia. Poi dalle sue labbra uscì una melodia come escono le note dai fori del flauto.

“Tara Baji Lai Lai... Tara Baji Lai Lai...”

La filastrocca cresceva da bisbiglio a canzone, sul ritmo del dhamaru.

Maiju lo guardava e sorrideva, con piccoli suoni gutturali che sembrano la versione vocale dei colpi che mi dava quando era dentro la pancia. Quasi a ricordarmi che non ho più nessun motivo di essere triste nella vita.

Come sai tuo padre non ha mai parlato tanto con me. Ma del resto anche con te è sempre stato silenzioso, come mi dici spesso.

I Jyapu sono contadini che dialogano più con la terra e gli animali che con le persone.

Però sono convinta che ieri sera, con la sua filastrocca, il pane fritto, il dhamaru, abbia trovato il modo per dirmi che mi vuole bene: questa è la sensazione che ho provato.

Quando è uscito dalla stanza io e Maiju ci siamo addormentate profondamente. 

La mattina, quando mi sono svegliata, ho trovato il il piccolo giocattolo in legno ai piedi del letto.


La tua Lumanti.”



Prie Nuhu,

la Grande Durga ha esaudito le mie preghiere: stai per tornare!

Sei riuscito ad ottenere una settimana per stare con noi durante il Kija Puja*, le tue sorelle non aspettavano che questa notizia.

La mia attesa è finita. Potrò finalmente riabbracciarti e tu potrai godere della nostra piccola Maiju.

È trascorso appena un mese ma già sembra cresciuta, con i suoi ciuffetti di capelli neri che si arricciano sulle orecchie piccole come occhi di coniglio.

Ogni mattina la lavo con il kwolon, la mistrua di frumento e orzo ammorbidita con acqua e olio di senape per rendere la sua pelle ancora più morbida e pulita, come faceva mia madre con me.

Impazzisco a vedere le fossette nella pelle sul dorso delle mani, sono così morbide che sembrano prive di ossa.

Il giorno del nostro matrimonio, in cuore mio, speravo che la nostra primogenita fosse una bambina. Così è stato.

Ti ricordi che festa grande il nostro matrimonio!

Con la fila di tutti i parenti e amici agghindati come damerini che danzavano per la strada dietro la banda che suonava le trombe.

Ci sono alcuni momenti che rimarranno per sempre incisi nella mia memoria come le figure intagliate nelle parete dei templi.

Io seduta a fianco a te, alla tua sinistra, sui cuscini rossi davanti al mandala disegnato a terra, circondati da una folla festante, i fotografi, la coperta rossa morbida sulle nostre gambe.

Il momento in cui hai scoperto il mio volto alzando il velo rosso e quando lo hai poi celato con un panno dello stesso colore per cospargere di polvere arancio e vermiglio la linea mediana della testa, tra i capelli, tingendo anche il Dio Ganesh sotto il pavone d'oro del luswan*.

La pioggia delicata di petali sulle nostre teste vicine, guancia a guancia.

Quando mi sono piegata a terra e ho toccato i tuoi piedi ho sentito che ti sarei appartenuta per sempre; quando ti sei inginocchiato davanti a me e hai cinto la mia caviglia con la pauju d'argento ho capito che saresti appartenuto a me per sempre.


Tra poco stai per tornare.

Non importa se solamente per una settimana.

Non importa quanto tempo ci vorrà per completare la procedura dei documenti per farmi venire in Germania.

Io aspetterò. Ogni giorno lontano da te so che verrà ricompensato in futuro.

E quando saluteremo la nostra famiglia, la nostra gente, questi monti, queste case con le finestre intagliate nel legno, sono sicura che dalla terra si leverà un canto e avvolgerà la valle, la città intera. Lo ascolteranno fino a Kathmandu.

Sarà la voce di mia madre e di mio padre, nel loro ultimo saluto.


“यी आँखाका गहिरा ताल बिच

नसकि तर्न डुबे-डुबे म

तिमीलाई मनकी मायालु भनु

तिमीलाई म के भनु?”


“Tra i laghi profondi di questi occhi

altrimenti annegherò.

Ti chiamerò amore mio.

Come ti potrei chiamare?”


La tua Lumanti.”



*Pujari, colui che ufficia la puja, il brahmino.

*Kija Puja, è il nome Newar per la Bhai tika che si celebra l'ultimo giorno di Tihar, il festival Diwali delle luci in Novembre. Questa festa celebra il legame tra i fratelli e le loro sorelle.

*Luswan, è un ornamento d'oro raffigurante Ganesh sotto un pavone che si porta nel centro dei capelli, specialmente durante i matrimoni, tipico della cultura Newar.


***


Il mio primo incontro con la comunità nepalese a Roma è stato nell'ottobre del 2022. Sono trascorsi più di due anni e con alcuni di loro è nata anche una bella amicizia. È stato per me un impulso ad approfondire la loro cultura. Fondamentali in questo sono stati Dev e Pramila, che posso ormai considerare come un fratello e una sorella. 

Gli abitanti del Nepal sono discendenti delle maggiori migrazioni dall'India, dal Tibet e dall'Asia Centrale, le cui tre principali dinastie sono Kiranti, Newar e Parvati. In Nepal ci sono oltre un centinaio di gruppi etnici: i principali sono i Newar, Gurung, Magar, Rai, Limboo, Tamang, Tharu, Bhotia e Dotuya. I Newar sono i più numerosi nella valle del Nepal e ai quali viene riconosciuto il primato dell'arte e della letteratura nepalese.

Questo racconto è dedicato a Dev e Pramila, specialmente a lei che è di etnia Newar.

Senza il loro aiuto non avrei mai potuto scrivere questa storia. Grazie ancora.



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