Cavalcando in Tempo

“I miei ieri camminano con me.” (William Golding)

Io (1 anno e 7 mesi) e mio padre a 29 anni, e ora.

La Fotografia non sempre è legata al reale. A volte puo essere anche un gioco illusorio, un sogno.

Può parlare al presente rievocando il passato, mischiando i piani temporali, come quando si sfogliano i vecchi album di famiglia, si tengono in mano le fotografie sbiadite di quando avevamo un solo giorno di vita, o quei paradossi temporali in cui i nostri genitori sono rappresentati prima che noi nascessimo. O la fotografia della madre di mio padre da giovane.

La Fotografia nasce per rappresentare l'istante presente, sempre, non può fotografare il passato od il futuro. Ma una volta che la foto si stampa essa esce dal contesto temporale, diventa un non-tempo, e allora noi possiamo alterare quell'attimo come se il nostro cuore diventasse un laboratorio alchemico...

Questo sono le fotografie che ho realizzato per fare una sopresa a mia madre e mio padre, e anche per vedere me stesso dialogare con alcune fasi della mia vita: dal primo giorno di vita tra le mani di mia madre prima di essere operato al cuore, poi dopo qualche anno già con il petto rigato dall'operazione e poi in anni recenti con il corpo già pieno di cicatrici.

Io al primo giorno della mia vita (11 gennaio 1974), dopo alcuni anni, e nel 2010.

Mio padre guardare con occhi commossi sua madre da giovane, senza sapere – quando l'ho ritratto – che poi avrei inciso il suo sguardo intenso tra le ombre di una giovanissima ragazza che sarebbe stata sua madre.

Mio padre, nato il 15 gennaio 1945, con sua madre a 16 anni.

O la mia di madre dialogare nel tempo con se stessa; lei sempre poco propensa a farsi ritrarre per un'idea di vecchiaia che la rende triste, guardare nel passato quando era al culmine della sua bellezza.

Mia madre, nata il 18 ottobre 1947, nel giorno del suo matrimonio a 22 anni, e ora.

È un'illusione sì, un sogno, e come tale accarezza il cuore e gli occhi ma anche fa male, perché vedere – come insegna l'etimologia di questa parola che risale al sanscrito veda – significa conoscere, e solamente noi sappiamo, nelle nostre solitudini rinchiuse in quelle fotografie, quanto abbiamo sofferto e soffriamo per quello che abbiamo perso e quello che non siamo più.

La Fotografia parla sempre di noi.

Dedicato a mia madre e mio padre... e me stesso. 

1974: Io nel mio secondo giorno di vita e il mia madre (26 anni).
1977: Io (3 anni) e mia madre (30 anni).



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